The beauty face of ugly
Era il 2006 quando ebbi l'opportunità di acquistare
da un raccoglitore questo interessantissimo araki di pino Silvestre raccolto l'anno precedente in Francia.
La pianta, che aveva superato in modo ottimale lo stress da raccolta mostrava già segni di ottimo vigore, con gemme apicali forti ed inoltre gemme arretrate che, a seguito della potatura di contenimento si stavano sviluppando nella ramificazione che ora aveva luce ed aria.
Il materiale mi colpì subito per le sue caratteristiche peculiari, quasi più simili ad un ginepro, intendo dire le torsioni del tronco che creavano moltissime curve interessanti dalla base fino all'apice. Inoltre questi pini, provenienti da una specifica zona nell'altipiano al centro della Francia, presentano una corteccia molto rugosa dal colore grigiastro ed un colore verde/azzurro degli aghi, molto diversi dai loro cugini italiani che hanno corteccia e colore degli aghi più scuro.
L'anno seguente in primavera, viste le ottimali condizioni in cui si trovava il materiale, era auspicabile una prima lavorazione in modo da compattare i lunghi rami (queste piante, che in natura crescono in un terreno composto prevalentemente da creta, quindi povero di sostanze nutritive, sviluppano una crescita cosiddetta "a fungo", coprendosi interamente di rami e strisciando nel terreno in modo da diminuire il più possibile la traspirazione dell'umidità dal terreno circostante nel periodo estivo ).
A volte può essere interessante, utilizzando le tecnologie informatiche, creare dei piccoli progetti in modo da poter valutare le diverse opzioni che il materiale ci propone. In questo caso, analizzando un cambio di angolazione della pianta, sono emersi due interessanti progetti da sviluppare nel tempo.
L'anno seguente in primavera, viste le ottimali condizioni in cui si trovava il materiale, era auspicabile una prima lavorazione in modo da compattare i lunghi rami (queste piante, che in natura crescono in un terreno composto prevalentemente da creta, quindi povero di sostanze nutritive, sviluppano una crescita cosiddetta "a fungo", coprendosi interamente di rami e strisciando nel terreno in modo da diminuire il più possibile la traspirazione dell'umidità dal terreno circostante nel periodo estivo ).
L'importante, quindi, come primo passo è stato riportare i lunghi rami vicini al tronco in modo che nel futuro, lavorando con la ramificazione secondaria e terziaria, si potesse facilmente ricostruire la chioma del nostro bonsai. L'utilizzo della raphia naturale in questi casi è il metodo che prediligo in quanto, durante la fase di piegatura, quando il ramo è sottoposto a notevole stress e tensioni, la raphia bagnata ne aiuta la flessibilità e nella fase di post‐piega mantiene protetto il ramo dalla disidratazione che potrebbe essere causata dalle micro‐rotture della corteccia che naturalmente si creano durante operazioni così delicate.
Autunno 2008, si esegue una stilizzazione approfondita di tutta la vegetazione che nel frattempo si è molto sviluppata
Autunno 2008
Nell'autunno del 2008, dopo che la pianta aveva abbondantemente vegetato per due stagioni vegetative, era giunto finalmente il momento di lavorare sulla struttura fine della ramificazione e poter finalmente mettere in risalto tutto il movimento del tronco che fino a quel momento era stato parzialmente nascosto dalla vegetazione. Ogni singolo rametto viene accuratamente legato e messo in posizione, in modo da creare palchi fogliari ordinati e che nel complesso creino quel disegno formato da vuoti e pieni che saranno come una cornice per il movimento plastico della pianta.
Un dettaglio ravvicinato di un palco completamente legato e messo in posizione corretta. La ramificazione secondaria si apre quasi a formare una mano, mentre i piccoli germogli della ramificazione terziaria vengono alzati in modo da ricevere la luce in modo corretto e così da dare tridimensionalità e spessore all'impalco stesso.
Un dettaglio ravvicinato di un palco completamente legato e messo in posizione corretta. La ramificazione secondaria si apre quasi a formare una mano, mentre i piccoli germogli della ramificazione terziaria vengono alzati in modo da ricevere la luce in modo corretto e così da dare tridimensionalità e spessore all'impalco stesso.