Lo Stile dei Letterati
Il termine giapponese è bunjinji, che è la traduzione del termine cinese wenjen, il nome dei dotti maestri d’arte cinesi.
La rappresentazione degli alberi raffigurati nei loro dipinti è stata la fonte che ha ispirato questo raffinatissimo stile. Lo stile dei Letterati vuole rappresentare ciò che si osserva in circostanze particolari in natura: quando un albero nasce e si sviluppa su una spiaggia, quindi in presenza di fattori atmosferici come vento, acqua salmastra, rialzi termici etc.
Oppure quando un albero ha vissuto flagellato da rigide condizioni atmosferiche o ambientali o è dovuto sopravvivere fra altri alberi, quindi la vegetazione della parte inferiore è morta.
Credo che il Literati sia l’essenza dell’estetica nippo-cinese e per questo merita particolare attenzione e studio e la sua realizzazione pratica è difficoltosa e richiede una preparazione ed uno studio di alto livello.
E’ bene ricordare a questo punto che i concetti di estetica giapponese non hanno nulla a che vedere con quelli studiati dagli occidentali e nel dettaglio sarà argomento in un altro articolo.
Innanzitutto è importante precisare, come preambolo, che il Literati non è altro che il bunjin che nell’accezione della parola non è uno stile vero e proprio ma un modo di pensare, un concetto di estetica di cui se ne occupò la classe dei letterati da cui si originò il nome dato: Stile dei Letterati o Literati.
Per spiegare meglio le origini del Literati dobbiamo risalire la storia. Il periodo TANG (618-907) si pone molto fecondo, essendo gli uomini di cultura cinesi del tempo, i poeti, gli artisti influenzati dalla forma particolarmente stilizzata degli alberi che così venivano dipinti dai pittori, che, rappresentando la natura vista più con sentimento che con rigido occhio di osservatore, uscirono dai canoni classici imposti fino a quel periodo.
Fu proprio in quell’epoca che si iniziarono ad ammirare Bonsai impostati in questo Stile che, a metà del periodo EDO (dopo il 1700) varcò il Giappone, dove già erano approdate le idee e la filosofia dei Letterati cinesi. Dobbiamo per un momento immaginare cosa faceva l’uomo colto orientale: leggeva poemi classici, studiava e perfezionava la calligrafia, ascoltava musica koto, suonava, componeva in versi e dipingeva seguendo attentamente il caduciManuale di pittura del giardino dei semi di senape, una specie di Vangelo per i pittori litterati. Malgrado il suo estremo impegno intellettuale, trovava il tempo, nei momenti di riposo, di bere l’immancabile tè osservando ed ammirando un Bonsai Literati che abbelliva il tokonoma.
Con il passare degli anni si assiste allora ad un progressivo cambiamento anche concettuale dello stile che la tradizione ha riportato diviso in tre fasi:
- la prima, iniziale, dove il termine Litterato si riferiva a “Bonsai apprezzati da letterati”, quindi apprezzati dai pensatori ed aristocratici dell’epoca;
- la seconda fase era quella dove i Litterati erano “Bonsai di coloro che avevano i gusti dei letterati”;
- infine l’ultima fase inizia dal secondo conflitto mondiale (1939) dove purtroppo il concetto dello Stile Literati subisce una certa sminuizione e dove il suo significato ed il concetto stesso risente dell’era nella quale viviamo.
La definizione sommaria dell’ultima fase forse ci fa capire perché tanti amanti del bonsai e della natura non riescono ad apprezzare questo Stile, non ne condivide o, ancora peggio, non ne capisce la struttura, la forma, non lo trova “albero” perché purtroppo il concetto di “albericità” essendo standardizzato o canonizzato in una certa maniera, e quindi rientrando in certi schemi ben delimitati, viene interpretato a senso unico.
Ragione per cui il fusto alto e spoglio, proteso ed inclinato in un gioco di equilibrio, l’apparente assenza di staticità etc. vengono intesi e tradotti come fattori negativi per cui il bonsai viene visto come albero con poca grazia, spoglio, strano proprio perché non rientra negli Stili che siamo abituati a vedere.
O, perlomeno, di solito siamo o ci hanno abituati a vedere piante spesso discutibili e per la forma e per la tecnica, figuriamoci poi quanto ne corre ad accettare e capire un Bonsai Literati. Avendo trattato i riferimenti storici e passando all’essenza bonsai diciamo che questo è lo stile che lo rappresenta meglio di tutti poiché ne estrinseca la ricerca del vuoto, l’essenzialità dello Zen attraverso la linea del tronco e l‘estrema raffinatezza dell’andamento e dei palchi.
Il bonsai di bunjin non si impone all’occhio dell’osservatore, lo asseconda con il suo tronco esile ed agile ma al contempo vetusto, elegante nel suo andamento quasi sempre azzardato. La vegetazione, molto discreta, mai preponderante, si sviluppa su pochissimi rami, lasciando spazio all’essenzialità della linea del tronco. Bisogna tenere conto di due elementi fondamentali per impostare un Literati:
- la linea del tronco che costituisce il punto focale di maggiore interesse;
- l’equilibrio dato dal posizionamento dei rami e di conseguenza;
- l’equilibrio dato dalle masse vegetative.
Particolare cura va posta all’andamento del tronco che darà slancio alla silhouette del bonsai, che apparirà sbilanciato, proteso verso l’alto con una serie di curve che potrebbero sembrare assurde ma che andranno a bilanciarsi con le poche impalcature dei rami e con la scarsa vegetazione di questi.
Anche la massa che la vegetazione va a determinare dovrà essere ben calibrata per determinare un giusto peso visivo.
Un’altra regola importante è quella di un controllo costante della vegetazione: quindi non esitate a procedere a drastiche potature o, nel caso di conifere, alla riduzione degli aghi.
Quindi, mai come in questo caso, giuocano un ruolo determinante la fantasia e la bravura del bonsaista che, in un precario equilibrio di masse e direzioni di forza, andrà a comporre una pianta che dovrà risultare all’osservatore come un gioco di abilità della natura. Si possono creare varie silhouette, anche con più tronchi e questi possono anche avere una rigida verticalità che richiama lo stile Eretto Formale oppure curve di 90 gradi che creano movimenti di spazi pieni e vuoti o addirittura Literati impostati negli stili Cascata o Semicascata.
Per completare l’effetto di questo Stile è quasi obbligatorio fare ricorso a jin che ritroviamo con abbondanza più che in ogni altro Stile ed anche qui vi è un riscontro preciso: alberi di siffatta forma che in natura sono cresciuti in zone impervie, in anfratti o dirupi sono soggetti ad ogni tipo di evento naturale, non ultime frane e smottamenti che spezzano rami, danneggiano la corteccia provocando di conseguenza vistose cicatrici.
Anche la creazione di shari, specialmente per le conifere, trova la stessa giustificazione di cui sopra.
- la linea del tronco che costituisce il punto focale di maggiore interesse;
- l’equilibrio dato dal posizionamento dei rami e di conseguenza;
- l’equilibrio dato dalle masse vegetative.
Particolare cura va posta all’andamento del tronco che darà slancio alla silhouette del bonsai, che apparirà sbilanciato, proteso verso l’alto con una serie di curve che potrebbero sembrare assurde ma che andranno a bilanciarsi con le poche impalcature dei rami e con la scarsa vegetazione di questi.
Anche la massa che la vegetazione va a determinare dovrà essere ben calibrata per determinare un giusto peso visivo.
Un’altra regola importante è quella di un controllo costante della vegetazione: quindi non esitate a procedere a drastiche potature o, nel caso di conifere, alla riduzione degli aghi.
Quindi, mai come in questo caso, giuocano un ruolo determinante la fantasia e la bravura del bonsaista che, in un precario equilibrio di masse e direzioni di forza, andrà a comporre una pianta che dovrà risultare all’osservatore come un gioco di abilità della natura. Si possono creare varie silhouette, anche con più tronchi e questi possono anche avere una rigida verticalità che richiama lo stile Eretto Formale oppure curve di 90 gradi che creano movimenti di spazi pieni e vuoti o addirittura Literati impostati negli stili Cascata o Semicascata.
Per completare l’effetto di questo Stile è quasi obbligatorio fare ricorso a jin che ritroviamo con abbondanza più che in ogni altro Stile ed anche qui vi è un riscontro preciso: alberi di siffatta forma che in natura sono cresciuti in zone impervie, in anfratti o dirupi sono soggetti ad ogni tipo di evento naturale, non ultime frane e smottamenti che spezzano rami, danneggiano la corteccia provocando di conseguenza vistose cicatrici.
Anche la creazione di shari, specialmente per le conifere, trova la stessa giustificazione di cui sopra.
Da dove iniziare?
La scelta del materiale di partenza è vario: si può iniziare dal seme, con il solito problema “tempo” che in questo caso non è poi così avvilente poiché non sono necessari dei tronchi molto robusti ma con il grande vantaggio di potere impostare il tronco esattamente come si vuole e così pure i rami.
Nei vivai si possono trovare delle piante spesso scartate per il loro aspetto, per i pochi rami, per il tronco spoglio che invece si presteranno benissimo al nostro scopo oppure salvare anche dei bonsai che hanno subito patologie che hanno danneggiato parte della pianta o che hanno subito fatti traumatici come la rottura di qualche ramo e trasformarli in un interessante Literati. E poi non dimentichiamo la grande risorsa della natura che ci offre sicuramente piante sofferte che, con opportuni interventi, diverranno ottimi Bonsai.
Anche se nella maggior parte dei casi abbiamo potuto ammirare esemplari di conifere impostate in questo Stile, si possono scegliere senza alcun problema anche piante decidue come il biancospino, il cotoneaster etc.
In linea di massima, la pianta che ci occorre deve essere naturalmente bene in salute, vigorosa, con almeno 3 o 5 rami sul tronco (se sono più numerosi ci permetteranno una selezione più ampia) che, con opportune potature, svilupperanno la ramificazione secondaria che, attenzione, non dovrà essere esagerata.
Particolare attenzione, al momento del rinvaso, va riservata all’apparato radicale che dovrà essere ricco e privo di grosse radici per le dimensioni molto contenute del vaso che andrà ad ospitare il Bonsai: per questo motivo bisognerà abbondare di sabbia o materiale simile nella composizione della miscela, scegliendo per questo doppio componente una granulometria grossa.
Una caratteristica dei rami del Literati è la loro inclinazione che tende spesso esageratamente verso il basso e per questo è più agevole lavorare giovani rami o, se ci si trova in presenza di sezioni grosse, usare la solita tecnica di cui abbiamo già parlato, e cioè asportare un triangolo di legno nella parte interna della curva per permettere l’inclinazione. Le parti che andranno a combaciare si salderanno non lasciando nessun segnale evidente.
La potatura di mantenimento deve essere continua ed il controllo e l’eliminazione di succhioni o nuove crescite indispensabile perché non si alteri la silhouette della pianta. Il vaso è anch’esso molto discreto, con una forma elegante e delicata. Si selezioneranno vasi bassi rotondi per valorizzare ed esaltare ancora di più il particolare andamento della pianta e dalla linea sobria: questa linearità non disturberà l’insieme del bonsai.