Come creare un bonsai di pino

Storia di un maestro del passato. Il maestro Abe Kurakichi era un uomo di un’altra epoca.

E’ trascorso ormai più di un secolo dalla sua nascita, ma ancora oggi i suoi insegnamenti possono essere considerati una pietra miliare nel panorama bonsaistico mondiale

Egli ha dedicato tutta la sua vita allo studio, alla creazione e alla divulgazione della nobile Arte del Bonsai, tanto da meritare in Giappone diverse importanti onorificenze e da aver avuto il privilegio di curare i Bonsai della Corte Imperiale per quattro anni. Il volume “Come creare un bonsai di pino”, stampato in Italia da Edizioni Volonterio, non può e non deve riduttivamente essere considerato un semplice libro di tecnica riguardante il pino pentaphylla, bensì un testo universale da cui apprendere e trarre preziose quanto fondamentali informazioni, che riguardano non solo gli aspetti pratici legati alla coltivazione, ma soprattutto valori morali e filosofici, di cui troppo spesso ci dimentichiamo o non ne conosciamo le profonde implicazioni. Noi che pratichiamo il Bonsai siamo purtroppo soggetti all’influenza delle mode, spesso del volere tutto e subito, figli del dio denaro e vittime della ripetizione, tanto da incorrere nel serio rischio di trascurare alcuni aspetti che dovrebbero essere alla base di una buona formazione. Il Maestro Abe ci insegna a rispettare il carattere di ogni singola pianta, al pari di un essere umano. L’albero diventa quindi un individuo e come tale libero di esprimersi. Il ruolo del bonsaista è quello di metterne in evidenza gli elementi caratterizzanti e al contempo eliminarne i difetti. Seppur apparentemente semplice, un solo errore di valutazione potrebbe compromettere la qualità di un promettente Bonsai. Dobbiamo imparare ad osservare e ed ascoltare il Silenzio. Così all’improvviso emerge l’importanza dello Spazio: nel Vuoto c’è la bellezza. Impariamo che una volta esistevano i rami ”volanti”, i rami “bocconcino”e quelli spezzati dalla neve. Scopriamo che il jin prima era grigio e si scortecciava solo dopo che il ramo si era impregnato per un anno o due di resina e mai da vivo perché sarebbe marcito. Il Maestro imparò le forme degli alberi osservando per lunghi anni i pini del Monte Azuma, entrando in simbiosi con essi e la natura circostante. Studiò con passione e costanza orientale le cortecce, gli aghi, le pigne individuandone e catalogando ogni possibile variazione cromatica e strutturale. Raccolse, con instancabile pazienza, migliaia di semi selezionati da quei pini che avevano le caratteristiche migliori e facendone col tempo e la tecnica bonsai di eccelsa qualità. Ci sarebbe ancora molto da scrivere sulla straordinaria vita di Abe Kurakichi, del suo Maestro Saita Kinsaku, uomo dalle poche parole e dalle molte virtù e del Pino del Tramonto che Incanta, ma non vorrei privare il lettore del piacere di scoprire pian piano i segreti di un mondo a noi così poco conosciuto
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