La scelta del materiale di partenza
L'esperienza più scoraggiante per un principiante bonsaista è forse il non riuscire a trovare del buon materiale di partenza a un prezzo adeguato.
Talvolta si riesce a trovare qualcosa importato dal Giappone, e solo poche sono le ditte italiane che producono buon materiale, ed il prezzo è tuttavia piuttosto elevato, anche se giustificato, e non sempre alla portata di tutti.
Quindi penso che il bonsaista debba essere capace anche di selezionare e preparare il proprio materiale. Essenzialmente ci sono due modi di procurarsi il materiale: adattare piante cresciute spontaneamente o coltivate per altri scopi, però trovare qualcosa di veramente valido è tutt'altro che facile e molto raro, oppure bisogna comprarlo.
Una maniera semplice per organizzare una collezione di bonsai, naturalmente per chi sia disposto a spendere anche cifre notevoli e non se la senta di affrontare il lungo periodo di educazione della pianta è di acquistare un certo numero di esemplari già formati. E sempre bene preferire per l'acquisto un vivaio specializzato, perché un simile vivaio potrà costituire in seguito un valido punto di riferimento per la soluzione di ogni problema che possa sorgere circa le cure e il mantenimento del bonsai.
Prima di comprare i bonsai sarebbe utile documentarsi un po', osservando il maggior numero possibile di esemplari, in modo di formarsi un proprio gusto, di chiarirsi le idee su ciò che si desidera.
Sarebbe bene scegliere, anche per non spendere un capitale e per apprendere le cure, delle piante piuttosto giovani, ma che siano bene impostate, che rivelino, cioè, già tutta la loro potenzialità a divenire dei bei bonsai. All'inizio magari puntiamo sulle latifoglie anziché sulle conifere che hanno un punto in più di difficoltà (anche se tassi, ginepri, cedri e cipressi consentono un buon margine di approccio al principiante).
Le piante da fiore e da frutto richiedono anch'esse un tantino in più di esperienza specialmente per quanto riguarda gli interventi di potatura. Come inizio possono essere sufficienti sei, sette esemplari in modo di creare una certa varietà di stili e di specie. Per evitare di possedere una collezione monotona bisognerebbe assortire bonsai di conifere: sono piante molto longeve, che modificano poco il loro aspetto nel corso dell'anno, che si oppongono con determinazione agli agenti atmosferici, spesso riportandone danni evidenti, il cui sviluppo del tronco e dei è estremamente ordinato e rispondente a leggi biologiche precise, quasi geometriche. Generalmente sono considerati i bonsai più importanti, come pini, cipressi e ginepri, tassi. ecc. Con piante decidue dalle foglie piccole, che si spogliano d'inverno, ma hanno il pregio di cambiare aspetto nel corso delle stagioni.
A differenza delle conifere hanno la capacità di adattarsi all'ambiente lasciandosene modellare ma senza riportare grossi danni e rigenerandosi ad ogni anno. Le loro forme sono generalmente gentili ed aggraziate. Si preferisce osservarle d'inverno quando sono spoglie e se ne può apprezzare la ramificazione. Con piante da fiore: queste latifoglie, sia decidue sia sempreverdi, sono apprezzate per la nota di colore che danno con la loro fioritura.
I giapponesi preferiscono le fioriture copiose e di breve durata, e questo rispecchia il loro concetto estetico-filosofico della bellezza apprezzata proprio per il suo essere effimera.
Inoltre, fra le piante, dovrebbero esserci anche alcuni esemplari di stile diverso, come un boschetto, una zattera, un bonsai su roccia o uno a cascata. Per organizzare una collezione di bonsai si potrebbe scegliere: una varietà di cotoneaster, che si ricopre molto presto di foglie di un verde vivace, ha una bella fioritura primaverile e in autunno assume un'intensa colorazione rossa coprendosi di piccole bacche, che durano fino all'inverno; una varietà di acero tridente, pianta che possiede una ricca chioma e cresce velocemente; un ginepro, le piante più classiche per i bonsai, sempre molto belle e decorative; inoltre sarebbe consigliabile anche una varietà di olmo.
Infine si potrebbe completare la collezione con un carpino e un melo da fiore. Questo elenco vuole solo fornire un'indicazione dell'impronta iniziale da dare a una collezione di bonsai. Il criterio generale è, come si è già detto, quello di unire stili e specie diverse: dalle conifere, fondamentali protagoniste dell'arte bonsai, alle piante da frutto e da fiore che, con la loro variabilità d'aspetto, durante l'anno daranno alla collezione una nota sempre diversa.
LE PIANTE DA VIVAIO
In sostanza quasi tutte le piante adatte a divenire un bonsai sono rinvenibili nei vivai che vendono piante da giardino: non essendo dei prebonsai, sono molto meno costose dei bonsai veri e propri, e allo stesso tempo si ha una certa sicurezza che non soffriranno eccessivamente per il trapianto e che sono esemplari sani e robusti. E sempre bene che la scelta cada su una specie di pianta diffusa nella zona in cui si vive, perché non bisogna assolutamente dimenticare che i bonsai devono stare all'aperto e quindi più il clima è adatto agli alberi scelti e meno problematica sarà la loro ambientazione e la loro sopravvivenza. Il periodo migliore per cominciare a educare una pianta è l'inizio della primavera poco prima che inizi la ripresa vegetativa, oppure in autunno quando gli alberi hanno già perduto le foglie e i frutti hanno raggiunto la maturazione, quando, cioè, sta per iniziare il riposo vegetativo.
Quando si va a scegliere la pianta bisognerebbe avere già in mente lo stile che si vuole ottenere, oppure bisogna riuscire a valutare tutte le caratteristiche dell'alberello per riuscire a immaginare, una volta che sarà stato trasformato in bonsai, quale risultato potrà dare.
Un criterio da seguire nella scelta, sarebbe quello della massima disponibilità a seguire i suggerimenti e gli spunti che le piante stesse possono dare. A volte la chioma e i rami di certe piante, come il cotoneaster, nascondono completamente il tronco, così che non è facile valutarne le dimensioni e la lunghezza; in questo caso, per decidere se la pianta è adatta o meno, ci si può aiutare con le mani, facendole scorrere per tutta la lunghezza della pianta fino alla base per meglio comprendere se la forma è promettente oppure no. Con lo stesso sistema ci si può rendere conto dello stato delle radici, che in un bonsai dovrebbero essere disposte uniformemente in tutte le direzioni, in modo da fare una forte presa sul suolo.
MATERIALE VALIDO PER ESSERE LAVORATO A BONSAI
Per capire quali essenze sono valide per essere lavorate a bonsai, in primo luogo si osservano le
caratteristiche genetiche dell'essenza: ad esempio la foglia piccola è un grande pregio (olivastro), ma ci sono molte essenze a foglia grande che rispondono benissimo alla miniaturizzazione, ed in genere sono quelle che sullo stesso ramo presentano foglie di grandezze differenti (querce, lecci).
Invece quelle che hanno foglie composite, generalmente rispondono poco alla miniaturizzazione. Altra cosa da tenere presente è che la foglia a margine lobato, o comunque irregolare, dà l 'impressione di essere più piccola di una foglia di uguali dimensioni, ma a margine liscio (querce, biancospino). Altro fattore essenziale per decidere se un'essenza è bonsaisticamente promettente, è vedere come risponde all'impostazione con il filo.
Alcune essenze hanno legno duro e fragile, senza elasticità, che si spezza al tentativo di piegarlo; altre lasciano impostare i rami col filo ma, nell'arco di pochi mesi o 2, 3 anni, questi rami s’indeboliscono fino a morire (corbezzolo, leguminose e acacie).
Altro fattore importante è il modo in cui l'essenza risponde alla coltivazione in vaso da bonsai.
Alcune essenze dei climi caldo secchi hanno apparati radicali molto sviluppati che scendono nella profondità del suolo dove ci sono umidità e calore costanti. Queste essenze poco tollerano di vivere in un vaso basso da bonsai dove calore ed umidità cambiano di continuo, il che può far soffrire la pianta o modificarne caratteristiche come la fioritura o fruttificazione.
caratteristiche genetiche dell'essenza: ad esempio la foglia piccola è un grande pregio (olivastro), ma ci sono molte essenze a foglia grande che rispondono benissimo alla miniaturizzazione, ed in genere sono quelle che sullo stesso ramo presentano foglie di grandezze differenti (querce, lecci).
Invece quelle che hanno foglie composite, generalmente rispondono poco alla miniaturizzazione. Altra cosa da tenere presente è che la foglia a margine lobato, o comunque irregolare, dà l 'impressione di essere più piccola di una foglia di uguali dimensioni, ma a margine liscio (querce, biancospino). Altro fattore essenziale per decidere se un'essenza è bonsaisticamente promettente, è vedere come risponde all'impostazione con il filo.
Alcune essenze hanno legno duro e fragile, senza elasticità, che si spezza al tentativo di piegarlo; altre lasciano impostare i rami col filo ma, nell'arco di pochi mesi o 2, 3 anni, questi rami s’indeboliscono fino a morire (corbezzolo, leguminose e acacie).
Altro fattore importante è il modo in cui l'essenza risponde alla coltivazione in vaso da bonsai.
Alcune essenze dei climi caldo secchi hanno apparati radicali molto sviluppati che scendono nella profondità del suolo dove ci sono umidità e calore costanti. Queste essenze poco tollerano di vivere in un vaso basso da bonsai dove calore ed umidità cambiano di continuo, il che può far soffrire la pianta o modificarne caratteristiche come la fioritura o fruttificazione.
I CRITERI DI VALUTAZIONE DI UN BEL BONSAI
Può essere utile, per meglio guidare alla scelta della pianta giusta, elencare quelli che sono i criteri di valutazione di un bel bonsai.
Le caratteristiche del buon materiale sono un nebari regolare, Il colletto (nebari) che presenta grosse radici disposte radialmente rappresenta un elemento di primaria importanza in modo particolare nelle latifoglie perché, oltre ad attribuire maggiore stabilità contribuisce a dare un aspetto di maturità all'albero. La conicità del tronco è un requisito essenziale, in modo particolare per le caducifoglie. Da evitare tronchi che si allargano verso l'alto, che presentano segni antiestetici d’innesto o gibbosità.
Ma avere un tronco conico, e presentarsi con la corteccia tipica della specie, e la presenza di molti rami sottili e flessibili. Per tale motivo il primo passo non è guardare la chioma, bensì mettere allo scoperto le prime grosse radici.
Spesso, infatti, il nebari è in profondità e non a filo terra, ed il tratto di tronco interrato può modificarne radicalmente il disegno, o addirittura presentare difetti tali da renderlo inutilizzabile.
Le radici devono irradiarsi in modo regolare senza essere intrecciate o rivolte verso l'alto, il tronco deve assottigliarsi bene verso la cima partendo da una base solida; inoltre un'apparenza piuttosto vecchia è sempre da preferirsi.
Le caratteristiche del buon materiale sono un nebari regolare, Il colletto (nebari) che presenta grosse radici disposte radialmente rappresenta un elemento di primaria importanza in modo particolare nelle latifoglie perché, oltre ad attribuire maggiore stabilità contribuisce a dare un aspetto di maturità all'albero. La conicità del tronco è un requisito essenziale, in modo particolare per le caducifoglie. Da evitare tronchi che si allargano verso l'alto, che presentano segni antiestetici d’innesto o gibbosità.
Ma avere un tronco conico, e presentarsi con la corteccia tipica della specie, e la presenza di molti rami sottili e flessibili. Per tale motivo il primo passo non è guardare la chioma, bensì mettere allo scoperto le prime grosse radici.
Spesso, infatti, il nebari è in profondità e non a filo terra, ed il tratto di tronco interrato può modificarne radicalmente il disegno, o addirittura presentare difetti tali da renderlo inutilizzabile.
Le radici devono irradiarsi in modo regolare senza essere intrecciate o rivolte verso l'alto, il tronco deve assottigliarsi bene verso la cima partendo da una base solida; inoltre un'apparenza piuttosto vecchia è sempre da preferirsi.
Il bonsaista principiante che sceglie un materiale bonsai spesso guarda il tronco già esistente in tutta la sua lunghezza, ma così finirà quasi inevitabilmente col realizzare un bonsai dalla scarsa conicità, invece conviene immaginare il maggior numero possibile di sostituzioni d'apice fin dalla parte più bassa del tronco. Quindi, spesso, risultano molto interessanti quelle piante che hanno il primo ramo molto grosso e molto basso con cui fare la prima sostituzione d'apice; questo caratterizzerà movimento e conicità. Per quanto riguarda invece i rami, in primo luogo vanno eliminati tutti i rami grossi e non flessibili, lasciando dei monconi per realizzare degli jin se l'essenza li prevede.
Per quelle essenze che non rigettano dal tronco, è indispensabile che ci siano il maggior numero possibile di rametti molto flessibili. Invece, per quelle essenze che hanno la capacità di rigettare abbondantemente dal tronco questo può essere lasciato anche completamente spoglio e ricostruire tutta la ramificazione con i nuovi getti. Nella scelta dei rami da lasciare, tenere presente che ne servono un numero molto maggiore, degli impalchi che si prevedono per il bonsai, una volta giunta a maturazione; comunque, non lasciare mai a lungo due rami allo stesso livello, altrimenti si rischia che in quel punto si formi un antiestetico rigonfiamento del tronco.
La chioma più apprezzata è quella nella quale i rami più grossi si estendono verso i lati e i più piccoli verso la parte frontale e posteriore. I mikikiri-eda sono per i giapponese quei rami che, posti di fronte, tagliano di traverso tronco, i kuruma-eda sono invece quelli che partono da uno stesso punto, a raggiera e i kannuki-eda quelli che crescono opposti, orizzontalmente, l'arte bonsai non apprezza e non considera di valore nessuna di queste tre categorie di rami.
Le foglie devono essere piccole, folte e movimentate. I bonsai dal fogliame minuto e fitto, detti himesho o yatsubusasho, sono di gran pregio. Infine la zona apicale dell'albero, essendo dai giapponesi considerata un simbolo di vita, deve mostrare una forte vitalità.
IN SINTESI
Per quelle essenze che non rigettano dal tronco, è indispensabile che ci siano il maggior numero possibile di rametti molto flessibili. Invece, per quelle essenze che hanno la capacità di rigettare abbondantemente dal tronco questo può essere lasciato anche completamente spoglio e ricostruire tutta la ramificazione con i nuovi getti. Nella scelta dei rami da lasciare, tenere presente che ne servono un numero molto maggiore, degli impalchi che si prevedono per il bonsai, una volta giunta a maturazione; comunque, non lasciare mai a lungo due rami allo stesso livello, altrimenti si rischia che in quel punto si formi un antiestetico rigonfiamento del tronco.
La chioma più apprezzata è quella nella quale i rami più grossi si estendono verso i lati e i più piccoli verso la parte frontale e posteriore. I mikikiri-eda sono per i giapponese quei rami che, posti di fronte, tagliano di traverso tronco, i kuruma-eda sono invece quelli che partono da uno stesso punto, a raggiera e i kannuki-eda quelli che crescono opposti, orizzontalmente, l'arte bonsai non apprezza e non considera di valore nessuna di queste tre categorie di rami.
Le foglie devono essere piccole, folte e movimentate. I bonsai dal fogliame minuto e fitto, detti himesho o yatsubusasho, sono di gran pregio. Infine la zona apicale dell'albero, essendo dai giapponesi considerata un simbolo di vita, deve mostrare una forte vitalità.
IN SINTESI
- buon apparato radicale.
- una ramificazione ben distribuita.
- internodi brevi, foglie possibilmente piccole.
- essere in grado di tollerare potature, anche drastiche.
- reagire bene agli interventi di torsione e avvolgimento.
- sopportare fertilizzazioni anche cospicue.
- essenza facile da coltivare.
- essere resistente a parassiti.
- essere adatta al clima e all'ambiente in cui vivrà.
- essere adatta all’esigenza del proprietario