Il messaggero
Nel colore di un’alba incerta, sospesa tra la luna ed il sole,
immagino un’aquila, immota, osservare il suo regno: forte della sua formidabile vista, impettita e resa ancora più regale dal soffio del vento che le alza le piume, scruta ogni piccolo anfratto alla ricerca di incaute prede, mentre il cielo la invita a cavalcare le nuvole.
Volo d’aquila
ali toccano il cielo
sotto, il mondo
Montagna unica, il Fuji: per altezza, la più alta di tutte le terre limitrofe; per posizione, isolata ed incontrastata nel paesaggio circostante; per visibilità, la si intravede fin dai lontani territori della terraferma continentale; per linea, pura ed elegante, un perfetto tronco di cono; per tipologia, vulcano attivo quindi vivo.
Montagna sacra per lo shintoismo: Yama no Kami, sede degli spiriti, dei ancestrali della montagna, poi personalizzati nella divinità di Konohana Sakuya, discendente da Izanagi ed Izanami, la coppia divina primordiale generatrice dell’arcipelago delle isole.
Montagna sacra per il taoismo: sulle sue pendici è sepolto il monaco Hsu fu (in giapponese, Jofuku), che, inviato dall’imperatore cinese Shi-Houang (Sai-ko) nel 221 a.C., diffuse questa dottrina nel Giappone.
Montagna sacra per il buddismo: simbolo religioso, connesso con la vita e la morte.
Montagna sacra per lo shintoismo: Yama no Kami, sede degli spiriti, dei ancestrali della montagna, poi personalizzati nella divinità di Konohana Sakuya, discendente da Izanagi ed Izanami, la coppia divina primordiale generatrice dell’arcipelago delle isole.
Montagna sacra per il taoismo: sulle sue pendici è sepolto il monaco Hsu fu (in giapponese, Jofuku), che, inviato dall’imperatore cinese Shi-Houang (Sai-ko) nel 221 a.C., diffuse questa dottrina nel Giappone.
Montagna sacra per il buddismo: simbolo religioso, connesso con la vita e la morte.
Nel Nihon ryoiki (VIII/IX secolo) viene riportato come l’eremita buddista, En no Shokaku, durante l’esilio nell’isola di Oshima, accusato di stregoneria, di notte ascendeva al sacro monte per meditare.
Il rapace sembra percepire, in un rapporto autentico con la bellezza, il sacro della montagna, ma l’aquila stessa è nella storia e nel tempo simbolo della volontà e del potere divini. Imponente, maestosa e fiera, capace di raggiungere altezze vertiginose in brevissimo tempo, per poi picchiare con inaudita velocità e padronanza verso pareti a strapiombo, quasi a voler dimostrare la sua superba autorità, capace di muoversi nel cielo senza battere le ali, di vedere cose minuscole da grandissima distanza.
Posata oppure in volo, l’aquila affascina l’uomo, sia nella fantasia, che nell’inconscio : sguardo profondo magnetico e potente, portamento fiero ed eretto, quel becco, e quegli artigli, che solo un superbo predatore possiede, ali magiche, capaci di voli strabilianti.
Il suo segreto e’ la forza, la sicurezza di sé, la bellezza, l’arte del volo, l’armonia, la prontezza di riflessi, il trasformismo magico della predazione. al saettare dall’alto in basso dell’aquila che scende a ghermire la preda al saettare repentino del fulmine: l’antica leggenda vuole che l’aquila sia l’unico uccello al quale il fulmine non può nuocere. Quindi la sua pertinenza con le regioni superiori dell’aria, con il sole e con il fulmine ne fanno simbolo della volontà e del potere divini, mentre il volo alto, sicuro, dritto e veloce la rendono il messaggero degli dei, da Zeus fino alla iconografia cristiana che spesso rappresenta gli angeli con ali d’aquila.
Non a caso quindi questo rapace e’ stato utilizzato nella storia come simbolo di potere : dall’aquila uccello di Zeus, suo messaggero o sua metamorfosi all’aquila imperiale romana, simbolo primario dell’impero romano (e quindi di quello bizantino e romano-germanico), il sacro volatile è simbolo di potenza, di sapienza (vista acutissima, fino a guardare il sole) e e di giustizia, che può innalzare nell’apoteosi o scendere piombando sul reo come il rapace sulla sua preda. E ancora, lo sciamano delle culture centroasiatiche ed amerinde è letteralmente figlio dell’aquila : si adorna delle sue piume per volare in cielo, per scendere negli inferi e per evocare i morti. Presso gli indiani delle praterie americane, le penne d’aquila sono ornamento del diadema dei capi e un bastone alla cima del quale è legata una penna d’aquila è considerato medicina contro le infermità.
Questo è quello che l’aquila ha significato nel tempo e tra diversi popoli per l’uomo; ma io ancora voglio immaginarla, con la sua grande e inconfondibile sagoma uscire all’improvviso da orizzonti di rocce e canaloni, per poi planare, oppure volteggiare, con le ampie ali : io guardo una pietra e vedo un’aquila, nel gioco dell’immaginazione che lascia spazio all’animo ed alle sensazioni per passare rapidamente ad una comunicazione interna che è libera, quasi come un lieve vento, che fluisce da una forma appena accennata verso una interpretazione che non è solo mentale.