Cipresso toscano inclinato
Questa è una storia forse come tante, in un momento in cui il bonsai italiano comincia ad assomigliare sempre più a quello Giapponese
per il passare di mano in mano di alcune piante che vengono via via esposte alle manifestazioni e poi cedute, per essere di nuovo presentate alla manifestazione successiva da un altro proprietario.
Il cipresso che vi presento prima di essere presentato a Fermo UBI 2007 era di mia proprietà e fu raccolto da me nel lontano 1997. La pianta presentava come motivo di interesse un movimento del tronco abbastanza marcato considerata l’essenza e una corteccia che più avanti fu definita corticosa, tipica di quella zona. La vegetazione era scarsa e andava costruita passo dopo passo durante la coltivazione.
In quel periodo scrivevo qualche articolo su di una rivista che ora non esiste più (BonsaItaliano) per cui alcune delle foto che seguiranno si riferiscono a quel periodo. (1998) Il cipresso ben attecchito è pronto per la prima impostazione, lo possiamo vedere nel fronte e nel retro. Il lavoro principale si è focalizzato nel dissimulare il taglio del tronco, cercando di renderlo il più naturale possibile - e ad avvolgere la poca vegetazione presente in quel momento. Verso la fine degli anni ‘90 le tecniche e le attrezzature evolute per la lavorazione della legna secca, quali la sabbiatura, la bruciatura ecc. non erano diffuse ed evolute come ai giorni odierni. In quel momento esisteva la fresatrice per cui il lavoro fu eseguito per mezzo di questo utensile e poi, successivamente, una volta asciugato il legno, sulla pianta venivano passate varie spazzole abrasive in modo da sfibrare i tessuti più morbidi. Nell'immagine qui a fianco si vede la pianta impostata, il primo ramo posizionato sulla destra.
Nell’autunno ’99 la pianta, nonostante il rinvaso dimostrava di aver reagito positivamente. E nella primavera del 2001 la vegetazione appariva abbastanza matura.
Dopo un’ulteriore rifinitura e un intenso programma di concimazioni nel 2002 fu esposta alla mostra del Coordinamento Regionale Toscano.
Nel 2004 decisi di eliminare il grosso jin apicale, dato che era in contrasto con la vegetazione ormai matura. Tagliai inoltre il primo ramo di destra, a sinistra quello che era un piccolo germoglio era ormai diventato un ramo.
Intanto il cipresso aveva fiorito, sintomo che cominciava a dare segni di sofferenza, l’anno successivo si rese necessario il rinvaso, colsi l’occasione per ruotarlo di quel tanto che mi consentiva l’apparato radicale per poter mettere in risalto ancora di più il movimento del tronco.
Nel 2006 la pianta passò di proprietà di Stefano Frisoni, che la preparò al meglio per presentarla a Fermo UBI 2007. Qui sotto come si presentava in occasione di Arco 2007. Da allora Stefano ha lasciato riposare il cipresso, libero dal filo, ed ora è diventato di proprietà di un appassionato Versiliese aderente al club Associazione Versilia Bonsai dove anch’io insieme ad altri amici coltivo il mio hobby. In primavera quando la temperatura si farà mite verrà preparato per essere esposto di nuovo, ma onestamente non so dirvi dove e quando.
Come si può vedere anche in Italia le piante passano di mano in mano, quello che mi fa più piacere è che questa pianta sia tornata in Versilia, e avere di nuovo la possibilità di seguire e toccare questa pianta che in qualche modo sento sempre un po’ ancora mia.