Intervista con Nicola "Kitora" Crivelli
Iniziai il mio percorso nel mondo del bonsai, come molti, attorno il 1988, forse qualche anno prima
ma gli esperimenti dei primi anni sarebbe una parola grossa chiamarli Bonsai. A quei tempi iniziavano ad essere reperibili diversi libri e riviste, quei libri e riviste che hanno formato il bonsaismo Italiano.
Devo fare una premessa, io vivo in una realtà, quella della Svizzera Italiana, che si è sempre ispirata al bonsaismo Italiano. Riviste, libri, scuole, centri bonsai, ecc
Seguendo la realtà italiana, ma con un certo distacco, dovuto in primo luogo alla frontiera, per molti anni il transito di piante e bonsai è stato regolamentato da severe leggi. In venti anni il bonsaismo italiano ha avuto molti cambiamenti, sfaccettandosi e dirigendosi in diverse direzioni.
Il nostro Club, del quale dal 2007 sono segretario, è rimasto abbastanza isolato e staccato da questi cambiamenti, osservandoli da “lontano”.
Avendo comunque saltuari contatti con la realtà italiana, negli anni 90 abbiamo invitato diverse volte al Club Carlo Oddone che ha dato una forte impronta al modo di lavorare dei soci. Diversi sono stati anche gli incontri con Noboyuki Kajiwara docente dell'Università del Bonsai. Comunque la più importante influenza sul mio modo di fare bonsai l'ho ricevuta dal mio Maestro, Hideo Suzuki. Nel 99 iniziai a frequentare la Scuola D'arte Bonsai e ne diventai Istruttore nel 2006.
Si pensa che diventati Istruttori il proprio percorso sia concluso?
Non si finisce mai di imparare, la via del bonsai, come il BONSAI, non è mai finita.
Vi spiego la nascita del mio nickname. Inutile negarlo, la mia passione per il Giappone è cosa vecchia, forse iniziò ancor prima della mia passione per i Bonsai. Va bene confessiamolo, mi innamorai del Giappone sorbendomi i primi Goldrake Ufo Robot, Mazinga Z ecc. Prima di allora non distinguevo un Cinese da un Giapponese. Ecco spiegato perché la mia visione del bonsai è Molto ma Molto Giapponese. Tornando al nickname, quando iniziai a studiare lo shodo con il Maestro Nagayana nel 2004, dovetti cercarmi un nome, uno pseudonimo in caratteri giapponesi. Il Ki è l'energia che scorre in tutte le cose, c'è ma non si vede. Mentre Tora vuol dire tigre, il mio anno nell'oroscopo cinese, 1962. Il Ki è una cosa molto difficile da percepire, è un'energia, quando si fa una cosa con il cuore (shin in giapponese oltre che cuore significa mente, spirito, anima) questa cosa si impregna di KI. Questo concetto non è solo giapponese, lo si può osservare anche nell'arte occidentale.
Disegnando o dipingendo, un artista cerca di dare alla sua opera le così dette palle, il carattere, la forza; non cerca il bello o carino, ma spesso l'Opera d'Arte fatta con il cuore è inquietante e fa sentire un brivido dentro. Tutte le discipline giapponesi sono attraversate da questa linea di pensiero, il KI.
Le arti marziali coltivano il Ki, come lo Shodo ed anche il bonsai. Studiando con il Maestro Suzuki e poi anche con altri, questo concetto di Bonsai Do si è sempre di più rafforzato, e spero che traspiri anche dai miei bonsai, che piano piano stanno maturando.
Amatore Bonsai
Dal 2006 sono Istruttore, ma ancora amatore. Amatore perché quando costruisco un bonsai le mie scelte sono dettate non dal bisogno di rendere la pianta in minor tempo possibile commercialmente appetibile, ma dai giusti interventi diluiti nel tempo secondo i ritmi della pianta. Un bonsai non si crea in un'impostazione, la prima impostazione sarà seguita da una seconda e una terza e via dicendo. In genere una decina d'anni è il tempo che in Giappone passa dalla prima impostazione alla presentazione di una pianta in mostra. E questo è già correre.
Kitora no Do
Il mio sito personale si chiama Kitora no do, la Via di Kitora. La mia via, il mio percorso, sul quale ho incontrato ed incontro molte persone, ed ognuna contribuisce nel forgiare la mia idea di Bonsai. Indipendentemente dalla scuola o linea di pensiero.
Il Bonsai è una malattia
Spesso scherzando Hideo Suzuki faceva questa battuta, bisogna infettarsi con il virus del bonsai. Una volta infettati, il bonsai diventa un compagno di vita del quale non si può più fare a meno. Un buon bonsai richiede molte attenzioni e cure quotidiane.
Asobi
Asobi in giapponese vuol dire giocare, divertirsi. Il bonsai deve rimanere un divertimento, un piacere, quando diventa un peso, un oggetto di prestigio, un modo per guadagnarsi la pagnotta, finisce la magia ;)