Riflessioni d'Ottobre

Chi cura un giardino nipponico in stile karesansui il più delle volte si trova davanti ad una semplicità minimalista

fatta esclusivamente di pietra e ghiaia e, il compito del curatore è di tracciare solchi con il rastrello o di raccogliere le foglie semplicemente perché questo è nell’ordine delle cose che vanno fatte, accettando a sua volta di far parte del vuoto entrando nello spirito della pietra

Concetti un po’ strampalati e ottusi che da centinaia d’anni gli orientali si dedicano, praticando quello che noi chiamiamo filosofia zen, riuscendo nella meditazione a portare il loro io alla scoperta della pace interiore, raggiungendo uno stadio che per la maggior parte di noi orientali troviamo impossibile ed a volte incomprensibile raggiungere.

Apposito rastrello per la ghiaia

 

Personalmente credo che per raggiungere momenti di questa profonda ascesi si debba vivere per forza di cose in luoghi intimi e silenziosi, dove il culto e la fede possono impadronirsi di noi portandoci a raggiungere quel momento culminante chiamato “zen”.

In meditazione di fronte a un giardino

Mi convinco sempre di più che nella nostra longitudine lontano da un modo di vivere e da una cultura diversa, senza la specifica preparazione di una guida spirituale, si cozza irreversibilmente in un mondo a noi sconosciuto.
Nonostante i miei inutili sforzi di comprendere i diversi punti interrogativi di questo modo di meditare, mi viene da pensare che, anch’io nel mio piccolo mondo racchiuso del mio giardino passo momenti di massima ricerca e di concentrazione, standomene seduto a osservare i vari elementi, dai vegetali ai minerali, o ai piccoli animaletti come farfalle, lucertole o una fila di formichine che vi dimorano e, inevitabilmente a volte “medito” cioè cerco di raggiungere una maggiore padronanza delle mia attività mentale.

Ginepro in giardino

Incomincio a elucubrare sulla conformazione rocciosa creatasi milioni di anni fa, quando all’inizio tutto la nostra terra era un magma liquido e incandescente, a temperature di oltre i 3000° mentre si mescolava sospinta da un’enorme pressione di migliaia e migliaia di tonnellate composta in prevalenza da minerali fusi, assumendo con il tempo e con le varie spinte magmatiche forme di monti e di avvallamenti. Continuo a immaginare questo enorme pentolone che con il passare degli anni tutto si raffredda lentamente assumendo diverse forme, questo complesso roccioso che viene martellato nei secoli da continue piogge e forte venti e come se non bastasse, disgregato da violenti terremoti e calamità naturali di ogni genere, portati poi dalle correnti dell’acqua a centinaia di chilometri, fino a quando una persona decide di raccogliere alcune di queste pietra per porle nel proprio giardino.

Magma primordiale

Complesso roccioso in un giardino karesansui

Pino con radici immerse nella roccia

Ora io me ne sto qui a osservare queste pietre con tutti i loro anni, ricoperte dalla patina del tempo e cerco di immaginare quante cose hanno visto e se potessero parlare quante cose avrebbe da raccontarmi? Come se non bastasse continuo con la fantasia a immaginare un albero, alla sua forma, al suo modo di crescere, e soprattutto al suo complesso capillare di radici che, penetrando nel terreno vanno alla ricerca di nutrimento, composto prevalentemente dallo stesso minerale descritto poco fa.
Minerale che, in parte ridotto in microscopiche particelle, composte in maggioranza da azoto, fosforo, potassio e altri micro elementi sono diventati alimento indispensabile alla crescita di tutte le piante, e che, assorbiti dai capillari della pianta vengono trasportati, tramite la linfa ascendente fino alle foglie che, una volta esposte al sole, subiscono il processo di fotosintesi tramite il quale, in poche parole, la pianta riesce a trasformare grazie alla luce e al calore del sole il minerale inorganico in zuccheri, sostanza organica indispensabile per tutti gli essere viventi.

Un fenomeno che a pensarci bene ha quasi del miracoloso, non solo ma se pensiamo poi che gli animali che si nutrono dei vegetali a loro volta nutriranno altri mammiferi compreso l’uomo, possiamo quindi dire: che, tutti gli esseri viventi si nutrono alla fine di minerali elaborati, cioè di "pietra", praticamente dall’inizio di quest’articolo il cerchio si chiude. Sembra una storia un po’ romanzata ma che richiede una profonda meditazione, pensate solo all’incapacità dell’uomo che, nonostante la conoscenza e la sua tecnologia, non è ancora arrivato a tutto ciò.

Vi immaginate se l’essere umano riuscisse a trasformare come le piante i vari minerali in alimento organico? in questo modo praticamente verrebbe risolto la fame nel mondo, essendo il nostro pianeta composto in prevalenza da roccia e acqua.
Per concludere, forse non raggiungerò mai la concentrazione raggiunta durante la meditazione da un monaco buddista, ma questi concetti li ho capiti molto bene, standomene seduto di fronte al mio giardino secco un mattino di fine estate, mentre un tiepido sole mi accarezzava delicatamente.

Al tiepido sole di fine estate

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