Un Silvestre da rimodellare
L'amico Fabio Sigismondi del Bonsai Club di Novara mi lancia una nuova sfida affidandomi un silvestre molto importante della sua collezione
già lavorato qualche anno fa ad Arco di Trento con l'amico Paolo Scarafiotti. Accetto di buon grado e inizio la fase di analisi della pianta.
Si presenta con la cassa di coltivazione completamente marcia e con la vegetazione ormai molto disordinata. Dopo aver tenuto la pianta nel mio vivaio per qualche settimana, per farla acclimatare al nuovo ecosistema, decidiamo che è arrivato il momento di procedere... si inizia con una dettagliata e minuziosa pulizia degli aghi in eccesso per ridare ordine ai ciuffi apicali che andranno filati e portati a riempire i palchi della pianta.
Abituato a lavorare i pini d'aleppo che sono di una difficoltà estrema a causa di aghi solitamente molto lunghi e meno compatti, mi rendo conto subito che per creare una densità degna per supportare un cosi bel tronco non sarà tanto difficile, e che anzi bisognerà eliminare qualche ramo in più per ridare armonia a questo meraviglioso e vecchio esemplare.
Si procede quindi con la rafia e con l'autoagglomerante per proteggere le parti dei rami più spesse che verranno piegate.
Prediligo sempre l'uso dell'autoagglomerante perché esteticamente meno invadente nell'economia visiva della lavorazione.
Dopo la preparazione di protezione si passa alla filatura. Questa è un operazione che va fatta in un certo modo per far si che i rami assumano veramente la posizione in cui vogliamo indirizzarli, e siccome "il fine giustifica i mezzi" mi aiuto anche con dei tiranti e con l'applicazione di una barra metallica in contrasto al tronco principale su cui posizionare altri tiranti per cambiare l'assetto principale del proseguo del tronco fino all'apice(trovo l'utilizzo dei tiranti fondamentale nella costruzione di un bonsai, con la sola filatura sarebbe impossibile far fare ai rami alcune curve).