Realizziamo un Bonkei

Con il termine bonkei (paesaggio in vassoio) s’indica l’arte di comporre un paesaggio in miniatura.

Le origini di queste particolari composizioni sono da ricercare in Cina, dove questi paesaggi venivano, insieme al suiseki (le pietre paesaggio) associate a tradizioni storiche filosofiche. Facendo un esempio, per i buddhisti il bonkei era associato al monte Shumi, un luogo sacro considerato da questa religione, il centro dell’universo.

Invece per i credenti del sistema filosofico taoista, il bonkei simboleggiava Horai, considerato da questi seguaci il loro paradiso.
In seguito grazie ad alcuni monaci buddisti, quest’arte fu trasportata dalla Cina al Giappone, dove col tempo si diffuse e si perfezionò, la maggior diffusione si ebbe dal 13° fino al 15° secolo, periodo storico denominato Kamakura, dove, in questi anni grazie agli intensi scambi colturali che si avevano tra la Cina e il Giappone, si ebbe anche una certa diffusione della filosofia zen che influenzò parecchio questo tipo d’arte.

Lo zen che dava molta importanza alla meditazione, consentiva all’osservatore di trovare in questi paesaggi in miniatura una carica emotiva di sensazioni interne che lo esaltava portandolo, a visioni paradisiache e a immaginare di trovarsi all’interno di queste miniature vegetali.
Fu in questi anni che si sviluppò maggiormente insieme con altre forme d’arte, come la musica, la pittura, la calligrafia, il tiro con l’arco, e raggiunse il massimo della perfezione, in seguito si ebbe un calo d’interesse verso il bonkei, perché i nobili si interessarono maggiormente ad altre forme d’arte come il bonsai, la scrittura, la danza, o alle arti marziali e il bonkei venne un attimo abbandonato, fino ad arrivare alla meta del 19° secolo dove quest’arte rifiorì, diffondendosi assieme al bonsai anche nei paesi occidentali.
Con enorme dispiacere devo dire che da noi questo stile è utilizzato da pochi appassionati e, in alcune scuole dove s’insegna bonsai, non è neanche trattato: probabilmente perché il bonkei non fa tendenza. Chi di noi, durante una gita o un soggiorno in qualche località di villeggiatura, non si è imbattuto in uno scorcio particolarmente bello per le sue forme o colori e avendo magari la fotocamera non si è soffermato volentieri a scattare qualche foto?
Ed ecco che il bonsaista vorrebbe poter ricreare gli stessi elementi scenici, per poter godere in qualsiasi momento dell’anno i diversi aspetti di uno scorcio naturale da annoverare nella sua collezione. Un requisito di base per ottenere bonkei di grande effetto, oltre a quelli noti necessari per fare bonsai, è avere l’occhio allenato e sensibilizzato a rilevare le bellezze della natura, a osservarla in tutti i suoi aspetti nell’arco delle quattro stagioni, riuscire a individuare anche in lontananza la forma tipica delle varie essenze, in particolare capire la prospettiva, il senso di profondità e della proporzione, come se fossimo pittori che vogliono rappresentare il tutto in un quadro. Il progetto in se stesso come potete capire è abbastanza avvincente e complesso, tuttavia con un po’ d’abilità appresa nel praticare l’arte del bonsai, una certa passione, e molta pazienza e perseveranza, si potrà realizzare la miniatura di un paesaggio in vaso.

MATERIALE NECESSARIO

La prima cosa da fare sarà di trovare una roccia o pietra avente una forma adatta, in genere si preferisce una forma “a montagna”, questa deve presentare delle fessure o delle nicchie per ospitare le pianticelle, se queste dovessero mancare o essere troppo piccole, si dovrà intervenire meccanicamente, per primo con martello e scalpello e se necessario in un secondo tempo con un trapano avente montato sul mandrino una mola abrasiva.
Personalmente uso mole di carburo di silicio (un minerale abrasivo molto aggressivo), in questo modo si potranno allargare le piccole fessure con discreta facilità, le quali potranno ospitare con più agio l’apparato radicale delle piccole piante. In queste fessure si fisserà del filo metallico con dei piombini (ottimi quelli da pesca) necessario in seguito ad ancorare gli alberelli. E' necessario che le essenze arboree posseggano un apparato radicale contenuto e quindi in precedenza preparato prima di essere utilizzate.

L’ IMPORTANZA DEL TERRENO E DELLE RADICI

Le radici non dovranno essere fittonanti e suddividersi notevolmente per riuscire a penetrare in tutti gli interstizi della roccia e aderire in seguito ad essa. Tutte le conifere e le latifoglie oltre alle piante arbustive potranno essere utilizzate senza difficoltà, cercando di scartare quelle a foglia grande, un’attenzione particolare si avrà per le essenze acidofile (tipo azalee, eriche, piccoli rododendri ecc.) che dovranno essere collocate su una roccia non basica né calcarea, avendo cura , avendo cura di usare un terriccio idoneo. Nella realizzazione di bonkei una cosa importante e fondamentale sarà la preparazione del terreno, perché è questo che dovrà aderire agli anfratti rocciosi e avere una consistenza tale da poter essere malleabile con buon potere adesivo, non friabile ma allo stesso tempo drenante.
Sappiamo tutti che dal Giappone è importato un terriccio ottimo a questo scopo, ma non me ne vogliano i commercianti, personalmente ho messo a punto un’ottima miscela molto funzionale e che da anni sperimento con successo. Il tutto è costituito da 30% d’argilla naturale, 30% di sfagno (muschio molto alto) sminuzzato grossolanamente, 30% di terriccio universale (terreno acidofile per le piante che lo richiedono) e 10% di sabbia di fiume o di cava. In un contenitore di plastica si miscela il tutto con acqua fino a ottenere un impasto omogeneo e sufficientemente malleabile, che io chiamo “MUSCARGITE” dall’abbreviazione di: muschio, argilla, terra (musc-argi-te). Una volta ottenuto quest’impasto, con una spatola a punta conica arrotondata si spingerà quanto basta di questo terreno all’interno dei fori e delle nicchie, lasciando lo spazio necessario a ospitare l’apparato radicale dei futuri ospiti. Subito dopo si comincerà a disporre le pianticelle nei punti in precedenza stabiliti e si legheranno con il filo metallico per ancorarli alla roccia, si copriranno le radici con altra “muscargite” premendo bene con le dita per riempire i vuoti e farla aderire alle radici e alla pietra.
L’impasto di terriccio potrebbe indurire essiccando, ma grazie ai filamenti del muschio (sfagno) disposti nel substrato che, come un intreccio, impediranno il fenomeno e permetteranno all’ossigeno e soprattutto all’acqua e ai fertilizzanti di penetrare senza difficoltà. In questo modo le radici non soffriranno d’asfissia e si svilupperanno lungo le fibre dello sfagno e riceveranno dal terriccio la giusta dose di sali nutritivi necessari per una buona crescita. L’impasto della “muscargite” può debordare in alcuni punti della roccia, formando rigonfiamenti che renderanno molto naturali le troppo piccole cenge sulle quali s’impiantano gli alberelli. Non sarà necessario imbrigliare il terreno che deborda, con nessun accorgimento. E' buona cosa ricoprire la “muscargite”con muschio basso e vellutato, che renderà il tutto esteticamente e più verosimilmente naturale.

LE PRIME CURE NECESSARIE

Per i primi due tre mesi dalla strutturazione il bonkei sarà innaffiato con un leggerissimo getto di acqua assolutamente tutti i giorni, se necessario anche due volte e, per permettere un buon attecchimento si riparerà dal sole diretto nebulizzando sovente, in seguito si potrà esporre al sole per qualche ra. Ricordatevi che alcuni tipi di bonkei sono generalmente posti in vassoi senza fori pertanto l’acqua che si fermerà sul fondo considerata preziosa, sarà assorbita dalla roccia salendo per osmosi mantenendo una salutare e discreta umidità.
All’inizio del terzo mese si potrà cominciare blandamente con del concime liquido disciolto nell’acqua dell’annaffiatura, per tutto il resto trattatelo alla pari degli altri bonsai.

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