Kiryu e lapillo
Nella composizione di un substrato, bisogna tenere presente di tutti gli aspetti che caratterizzano ogni suolo
al fine di comporre una miscela quanto più idonea alle esigenze della specie, al grado di rifinitura estetico, alla posizione geografica, ma soprattutto agli obiettivi da raggiungere nel breve periodo (2-3 anni successivi al rinvaso).
Notoriamente contrario all’utilizzo di un singolo suolo, in particolare all’Akadama al 100%, le numerose prove operate con diverse componenti hanno confermato le ipotesi di sinergie che i diversi substrati svolgono nelle interazioni con le radici, ed ancora più convincenti sono i risultati che negli ultimi mesi si stanno ottenendo tramite l’aumento o la diminuizione delle % relative alle singole componenti, raggiungendo così un grado di raffinatezza nei risultati secondi solo ai giapponesi.
Già in articoli precedenti sui suoli, si sono potuti enunciare i diversi benefici che una miscela può apportare all’apparato radicale.
Tra i suoli, quelli di fondamentale importanza e di imprescindibile ruolo troviamo quelli di origine vulcanica: per l’esattezza Kiryu e Lapillo.
Ricchissimi dei fondamentali microelementi di tipo ferroso, utili alla fisiologia vegetale nel fabbisogno giornaliero, questi substrati rappresentano un importante stimolo all’attività radicale in quanto incentivanti i processi di allungamento. Questo accrescimento implica anche un acceleramento dell’instaurazione di processi simbionti operati da micorrize, che grazie ai microlementi trovano anch’esse una spinta nei rapporti con le radici. Il kiryu e il Lapillo, caratterizzati da un pH tendenzialmente acido (6-6,5) e da una CSC pari rispettivamente a 27 e 25, conferiscono alla miscela non più quella condizione di totale inerzia utile solo in alcuni casi di coltivazione, ma una fonte di approvigionamento costante di componenti ferrose che grazie al pH leggermente basso, mantengono attivi i processi di assorbimento tipici delle condizioni di quasi neutralità di pH. Grazie inoltre alla loro struttura selezionabile tramite setacciatura, sono utilizzabili su tutte le categorie bonsaistiche, dai Mame ai Dai. Il loro utilizzo ad oggi non è più circoscritto alle sole conifere, ma anche e soprattutto ad essenze della macchia mediterranea che hanno mostrato segni di grande sviluppo dall’inserimento di % variabili al’interno del substrato.
Già in articoli precedenti sui suoli, si sono potuti enunciare i diversi benefici che una miscela può apportare all’apparato radicale.
Tra i suoli, quelli di fondamentale importanza e di imprescindibile ruolo troviamo quelli di origine vulcanica: per l’esattezza Kiryu e Lapillo.
Ricchissimi dei fondamentali microelementi di tipo ferroso, utili alla fisiologia vegetale nel fabbisogno giornaliero, questi substrati rappresentano un importante stimolo all’attività radicale in quanto incentivanti i processi di allungamento. Questo accrescimento implica anche un acceleramento dell’instaurazione di processi simbionti operati da micorrize, che grazie ai microlementi trovano anch’esse una spinta nei rapporti con le radici. Il kiryu e il Lapillo, caratterizzati da un pH tendenzialmente acido (6-6,5) e da una CSC pari rispettivamente a 27 e 25, conferiscono alla miscela non più quella condizione di totale inerzia utile solo in alcuni casi di coltivazione, ma una fonte di approvigionamento costante di componenti ferrose che grazie al pH leggermente basso, mantengono attivi i processi di assorbimento tipici delle condizioni di quasi neutralità di pH. Grazie inoltre alla loro struttura selezionabile tramite setacciatura, sono utilizzabili su tutte le categorie bonsaistiche, dai Mame ai Dai. Il loro utilizzo ad oggi non è più circoscritto alle sole conifere, ma anche e soprattutto ad essenze della macchia mediterranea che hanno mostrato segni di grande sviluppo dall’inserimento di % variabili al’interno del substrato.