Costruzione di un tavolino per bonsai

Fin da bambino venni attratto dalla lavorazione del legno

ragione per cui vivendo fuori dal paese in mezzo alla campagna, avevo sempre in tasca un temperino con il quale intagliavo rami facendone bastoni di tutti i tipi.

Con il passare degli anni questa passione è andata avanti, e dai rami sono passato a mobiletti, sgabelli, piccoli oggetti, fino ad arrivare a dei veri e propri mobili, per necessità, visto che in commercio le misure dei tavolini per Bonsai che mi servivano non esistevano, e come si suol dire, tagliata la testa al toro decisi di costruirmeli.

All’inizio della mia avventura nel campo bonsaistico, questa mia passione si è rinverdita ed iniziai a fare i primi tavolini molto semplici , senza un minimo di esperienza in misure dimensionali, stili e ancor meno in fatto di esposizioni.
Con il passare del tempo cominciai a curare molto di più questi particolari, variando le forme e cercando di adattare il tavolo sia al vaso che alla pianta, non che adesso abbia molte più nozioni di allora, ma tra un consiglio e l’altro ho sopperito ad alcune gravi lacune.
Qualche mese fa, visto l’avvicinarsi della stagione invernale e con le piante prossime al riposo (e di conseguenza con un po’ di tempo libero in più), decisi di costruire un tavolino e dopo aver vagliato diverse soluzioni, mi apprestai a realizzare quello che più mi piaceva; con la matita ed un foglio di cartoncino cominciai a disegnare il progetto.

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Fin qui tutto bene (Fig. 1), il metterlo in pratica lo è stato un po’ meno visto il lavoro di ritaglio previsto nel progetto.
Sarei andato incontro a tutta una serie di difficoltà tecniche, ma ormai la decisione era stata presa e non rimaneva che procedere nella lavorazione, in primo luogo cercando il materiale necessario. Trovata una tavola di ciliegio (avrei preferito il noce oppure il mogano ma non li trovai) tagliai i pezzi che mi servivano, ritagliai il cartoncino che avevo usato per disegnare il progetto (Fig. 2), tracciai le tavolette ed iniziai a traforarle (Fig. 3). Il risultato nonostante le difficoltà iniziali mi sembrò soddisfacente (Fig. 4), così decisi di proseguire con le rifiniture creando i bassorilievi e carteggiando per arrotondare gli spigoli delle greche (Fig. 5); a questo punto il lavoro più ostico era terminato.

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Passai quindi al taglio e all’incollaggio della base(Fig. 6), e del piano con relativa cornice (Fig. 7).

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Il piano del tavolo dopo l’assemblaggio con la cornice è stato sagomato direttamente sul bordo; infine, prima della verniciatura, il piano è stato assemblato con la base, per poi passare alla ultime rifiniture di raccordo (Fig. 8). Nella foto 9 si può vedere il risultato finale del montaggio prima di passare alla finitura.

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Ultima e definitiva fase è la verniciatura, per me la più complicata di tutte per il fatto che a mio parere deve essere fatta in modo che non assomigli ad un mobile laccato e lucido, ma bensì deve dare l’impressione di vecchio e antico.

Faccio notare che il legno è comunque sempre “vivo ed in continuo movimento”, e cosa fondamentale ha “bisogno di respirare”, altrimenti secca talmente tanto fino a formare delle crepe.

Per la finitura ho deciso di optare per un sistema usato dagli ebanisti per il restauro di mobili antichi e di pregio, colorandolo qundi con una mistura di terre diluite con acqua. Ad asciugatura completata è stato trattato con cera a caldo, spazzolato e lucidato. E per concludere ecco come si presenta il tavolino finito (Fig. 10, 11). Pur essendo stato appena costruito ha già un’aria vissuta quasi quanto i bonsai che verranno esposti sopra.

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