Bonsai di Picea Ezomatsu

Prima della seconda guerra mondiale gli alberi allo stato naturale

necessari alla coltivazione del bonsai venivano in gran numero importati all'interno del paese dall'isola di Kunashir, nel gruppo delle isole Curili.

Da subito l'Ezo-matsu, autentica meraviglia della natura, generò una notevole richiesta in Giappone. Che il suo aspetto solenne lasciasse attoniti uomini e donne del tempo non è affatto sorprendente: ancora oggi quest'albero fa parlare di sé. A colpire è soprattutto la sua forma maestosa e mutevole.

Al genere Picea appartengono almeno 35 specie diverse. In generale, hanno portamento conico o piramidale. La corteccia è squamosa e gli aghi sono abbastanza piccoli e di colore verde intenso; caratteristiche che rendono queste piante adatte a diventare bonsai anche di notevole pregio.
PICEA ABIES ( ABETE ROSSO ) ‐ Questa specie è molto resistente al freddo, infatti si trova in alta montagna. Possiede aghi di medie dimensioni di colore verde chiaro. La corteccia è rossastra e marrone.
PICEA GLEHNII (PECCIO DI GLEHN, GIAPPONE SETTENTRIONALE, SAKHALIN ) ‐ Questa è un'altra specie molto utilizzata come bonsai soprattutto in Giappone. La si conosce comunemente anche come Ezo, Edo e abete bianco. La corteccia, anche in queste piante va dal rossiccio al marrone, ma gli aghi sono particolari in quanto tendono al blu.
PICEA JEZOENSIS (PECCIO DI J EZO, ASIA NORDORIENTALE, KAMCHATKA, FINO AL GIAPPONE) ‐ Meno resistente di altre specie, questa picea, molto popolare in Giappone, è molto bella e si trova sotto nomi diversi come: Jezo, Hondo,Yeddo. Predilige una condizione di semi‐ombra; gli aghi sono piccoli e di colore verde scuro con un lato bianco. I giovani germogli sono di colore marrone.
PICEA ORIENTALIS (PECCIO ORIENTALE)‐ Possiede aghi estremamente piccoli e di un verde intenso; la corteccia è di un colore grigio chiaro. Non molto resistente, questa specie preferisce condizioni crescita caldo‐umide.
PICEA KOYAMAI (PECCIO DI KOYAMA) ‐ Gli aghi di questo albero di abete rosso nativo del Giappone, raramente raggiungono il mezzo centimetro. È la specie di abete più rara da trovare in Giappone. Cresce in montagna a gruppi di 10 ‐ 20 alberi ed è raro trovarli al di fuori del Giappone. Gli aghi sono di colore verde chiaro; predilige un terreno umido e ricco di torba. Le picee di solito preferiscono condizioni di pieno sole ad eccezione di alcune sottospecie. Durante l'estate, con il caldo intenso gli aghi tendono verso il marrone chiaro; a questa condizione si può ovviare riparando le piante all’ombra.

IRRIGAZIONE ‐ Poiché queste piante prediligono terreni costantemente umidi, la corretta irrigazione diventa una pratica essenziale per il loro mantenimento. Ridurre le irrigazioni in inverno, ma non permettere mai che il terreno si asciughi completamente; nebulizzare con cadenza giornaliera in primavera e in autunno, e anche durante il rinvaso assicurarsi che il pane radicale non sia mai asciutto.
CONCIMAZIONE ‐ Per quanto riguarda le concimazioni, anche le picee seguono il calendario classico: si prediligono fertilizzanti naturali a lenta cessione con un titolo più alto di N (naturalmente la titolazione NPK dipende dallo stadio in cui si trova il bonsai) in primavera quando le temperature iniziano a risalire, e fertilizzanti a più alto titolo di PK in autunno per consentire alla pianta di irrobustire la struttura rameale e le radici e per essere pronte al risveglio della nuova stagione vegetativa. Infine, si consigliano due somministrazioni annue di chelati di ferro.
TECNICHE ‐ Le picee bonsai spesso sono associate allo stile saikei (boschetto) e hanno esteticamente un impatto notevole, ma in generale si adattano a tutti gli stili tranne a scopa rovesciata.

Il periodo ottimale per pinzare una picea con le dita è molto breve. Se si opera nel momento giusto il lavoro sarà piuttosto semplice, se lo si fa tardi, occorrerà lavorare allo stesso modo, ma con pinze e forbici. Dopo la pinzatura ci si può aspettare soltanto una seconda vegetazione, ma non ci sarà una crescita continua.
Lasciare crescere le parti deboli senza pinzarle, per equilibrare il vigore dell’albero, è molto più importante per questa specie rispetto a qualsiasi altra. Dopo la prima pinzatura che avviene a metà del mese di maggio, si può eseguire una seconda dopo circa un mese, lasciando crescere i germogli interni in modo che si rinforzino e aumentino la compattezza della vegetazione. L’applicazione del filo va fatta tra il tardo autunno e l’ inverno.

RINVASO ‐ Il rinvaso va eseguito ogni due anni su esemplari giovani all’inizio della primavera, prima che si sviluppi la nuova vegetazione, o in autunno. Gli esemplari più vecchi (10 anni) possono essere rinvasati ogni 5 anni. Utilizzare un terriccio che assicuri il giusto drenaggio riducendo il pane radicale di 1/3 o meno. Dopo il rinvaso proteggere le piante dal pieno sole per alcune settimane. P. jezoensis deve essere lasciato riposare per 3 mesi dopo il rinvaso prima di qualsiasi intervento di potatura o filatura.
PROPAGAZIONE ‐ I semi hanno bisogno di un pre‐trattamento a freddo, e generalmente sono posti in semenzaio in inverno o all'inizio della primavera. I semi possono essere raccolti dai coni tra settembre e gennaio; le talee, invece, possono essere prese in tardo autunno o all'inizio della primavera, ma il loro attecchimento, molto difficile, può richiedere fino a due anni.

YU‐EN Sfogliando una vecchia rivista, mi ha incuriosito la storia di una picea in stile a zattera o netsuranari soprannominata Yu‐en ... ...Fu raccolta in natura a Kokugo, un'isola al nord di Hokkaido. Si è sempre distinta, nel mondo del bonsai, per la rarità del suo stile e per l'armonia e la proporzione tra lo spessore dei tronchi, l'altezza e la larghezza. E'un esempio di equilibrio naturale e, osservando la, si percepisce la bellezza dei boschi di Picea del nord del Giappone; senza alcun dubbio la migliore che si sia mai vista. Dopo la guerra fu acquistata da un amatore della provincia di Tochiki. Allora il bonsai presentava sette tronchi. Un altro appassionato, Nagakitsu Sasano, sentì parlare della bellezza di questo esemplare e volle comprarlo. Così incaricò un commerciante di sua fiducia di informarsi chi fosse il suo proprietario ed il prezzo richiesto. Il commerciante partì ed arrivò al luogo dove veniva curato l'esemplare: il proprietario del vivaio era Kyuzo Murata. I due commercianti fecero da intermediari; acquirente e proprietario giunsero ad un accordo verbale di compravendita. Rimasero anche d'accordo di trasportare la pianta da un vivaio all'altro (vivevano molto distanti); fecero una sosta nel vivaio di un amico comune.
Qui Densaburo Osuka, ricchissimo imprenditore nel territorio di Omiya, vide l'albero e disse "Ora che ho visto questa meraviglia, non posso permettere che la portiate a qualcun'altro".
Gli intermediari gli spiegarono che era stato venduto ad un'altra persona e pertanto avrebbe dovuto parlare con il nuovo proprietario e così fecero, ma il signor Sasano non volle venderlo. Venuto però a conoscenza che l'accordo era solo verbale, il signor Osuka parlò con il vecchio proprietario e lo comprò.
Questa storia viene ancora oggi raccontata in Giappone, e da allora chi vuole veramente comprare un bonsai non fa nessun accordo, se non scritto. Il 28 novembre del 1957 fu messo all'asta, al bonsai club di Tokyo, e comparì sulla copertina del catalogo. Fu acquistato da Sakae Hayashi, che lo presentò quello stesso anno alla 38esima esposizione Kokufu. Fu scelto inoltre per decorare la reception del nuovo Governo, nel 1958. In quell'anno gli venne per la prima volta conferito un nome: Yu‐en (yu: profondo, scuro; ‐en: ramo).
Nel 1964 venne scelto per addobbare l’inaugurazione delle olimpiadi di Tokyo. Il suo nuovo proprietario era Zoj i Tezuka, che lo aveva comprato da Saburo Kato. Nel 1968 fu presentato all'esposizione commemorativa del centenario dell'era lji ed ottenne uno dei primi premi.
Nel 1980 ricevette il riconoscimento speciale di opera maestra dalla Nippon Bonsai Association. Con 105 esemplari presentati, solo 96 vennero accettati equesto albero fu riconosciuto con il numero 59 . Fu sempre curato da Saburo Kato e non ebbe molti problemi di salute (per lo meno nessuno che non fosse di normale amministrazione) fino al 1982, quando per un errore di annaffiatura soffrì di marciume radicale, che causò la perdita di 1/3 delle radici e di due tronchi. Il resto dell'albero fu recuperato.
Dopo 20 anni di appartenenza a Zoji Tezuka venne comprato da Koichi Nakoyatsu, che lo espose alla convention nazionale di Osaka, nel 1989. Da allora non è stato più esposto; si cerca di mantenere la sua immagine intatta senza effettuare rimodellature di rilievo.
Questa decisione è stata presa, in quanto un bonsai del genere è ormai giunto alla sua massima espressione artistica. E' un esemplare di rara bellezza che difficilmente può essere modificato senza che perda parte del suo naturale fascino. Ci si può solo augurare che nel futuro colui che si prenderà cura di questo bonsai, sappia comprendere sino in fondo il carattere di ogni singolo albero, che compone la zattera. (K.Onishi)

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