Lo Zen e l'arte di disporre i fiori

Dietro le ruvide e spesse pagine de Lo Zen e l'arte di disporre i fiori

di Gusty Herrigel (ed. SE, pp. 112, € 13), si cela la storia della ricerca di un'armonia. Non geometrica, razionale, calcolata, ma gentile ed ineffabile: giapponese

La scrittrice - moglie del celebre professore di filosofia, autore de Lo zen e il tiro con l'arco - ha tentato, con questo libretto, di avvicinare i lettori occidentali a qualcosa che sfugge sempre all'intelletto, vale a dire gli equilibri segreti e fragili dell'ikebana. Il felice risultato raggiunto è ben differente da una guida al giardinaggio o – peggio - dall'ennesimo manuale sulla falsariga dell'insegnamento zen applicato con superficialità a qualsivoglia ambito. Durante un soggiorno in Giappone, Gusty scoprì e si applicò all'ikebana, arte complessa tradizionalmente trasmessa in modo orale da padre a figlio e da maestro ad allievo; nel volume, possiamo leggere i primi, scoraggianti passi della donna alla ricerca di un equilibrio impossibile da cogliere con una mente rigida e sorda alla bellezza. I fiori, le gemme, i rami custodiscono infatti una grazia profonda, sfuggente a un occhio distratto, che perciò va allenato con pazienza a cogliere i chiaroscuri delle foglie, le ombre dei petali, le forme racchiuse nel legno. Prima di essere un'arte, l'ikebana è però, senza dubbio, una disciplina dello spirito, che richiede costanza, impegno e umiltà, poiché "la sola bellezza è insufficiente: essa può realizzarsi se è associata al sentimento 'giusto' ". Questo stato d'animo è raggiungibile attraverso la pratica del buddhismo zen, in grado di aiutare l'individuo a entrare in sintonia con se stesso e con la Totalità universale, in quanto "senza pace, senza calma, senza distacco da sé non c'è serenità né libertà reale, e la 'via dei fiori' rimane chiusa e inaccessibile".
La natura, presenza silenziosa ma pregnante, accompagna e a suo modo spiega la bizzarra vita degli uomini, come appare in un filare di alberi o in Yumiura, in cui la bellezza discreta di un viottolo di gingko o la magnificenza d'un vecchio tramonto sulla baia sembrano contrapporre l'incessante mutare delle stagioni agli accadimenti umani, effimeri eppure carichi di affanni.

Soltanto la memoria, seppure a tratti, e le piccole, inaspettate meraviglie possono forse restituire un briciolo di pace ed eternità agli animi tormentati. L'esempio più toccante è certo Crisantemo nella roccia: qui il nobile fiore in cui s'è incarnato lo spirito di una donna in perenne attesa dell'amato pare raccontare una fragile vittoria della vita sul tempo e sulla morte.
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