Intervista a Luciana Queirolo
...Non sono capace di generalizzare, se mi chiedi sulle mie esperienze. Sono 20 anni vissuti intensamente nella ricerca di un equilibrio tra la mia "vena artistica" e l'estetica ed i contenuti del suiseki
Quarant'anni fa fui abilitata all'insegnamento di Materie Artistiche, ma non esercitai mai la professione, mentre condussi per trenta anni una attività commerciale.
La formazione come scultrice - pittrice figurativa credo tuttavia che mi condizioni ancora non poco: tendo infatti a dare poco spazio alla fantasia dell'osservatore, quasi "forzandolo" a trovare nella forma ed espressività della pietra la mia stessa chiave di lettura: concetto tutto occidentale, in antitesi con l'estetica e la contemplazione individuale orientale.
...Visitando, in occasione di una mostra in rep. Ceca, il museo di arti orientali di Praga, rimasi ipnotizzata davanti ad un dipinto su rotolo; quell'immagine mi ha inciso dentro: sentii di possedere la chiave di lettura del non-scritto. Una tigre, splendida nella sua fierezza e vigore, sta ubbidendo ad un ordine supremo: gira la testa e guarda verso l'alto, con lo sguardo di chi non ha paura ma si sottomette ad una legge non discutibile, sdraiandosi. La testa protesa quasi si ritira, il corpo flessuoso si appiattisce a terra, quasi sciogliendosi; diviene un tutt'uno con la natura circostante; ed il suo manto striato si fa paesaggio. "abbassare la cresta". Che il tuo suiseki non sia opera tua riconoscibile, ma in armonia con la Natura. Questa è l'impresa più ardua.
...Visitando, in occasione di una mostra in rep. Ceca, il museo di arti orientali di Praga, rimasi ipnotizzata davanti ad un dipinto su rotolo; quell'immagine mi ha inciso dentro: sentii di possedere la chiave di lettura del non-scritto. Una tigre, splendida nella sua fierezza e vigore, sta ubbidendo ad un ordine supremo: gira la testa e guarda verso l'alto, con lo sguardo di chi non ha paura ma si sottomette ad una legge non discutibile, sdraiandosi. La testa protesa quasi si ritira, il corpo flessuoso si appiattisce a terra, quasi sciogliendosi; diviene un tutt'uno con la natura circostante; ed il suo manto striato si fa paesaggio. "abbassare la cresta". Che il tuo suiseki non sia opera tua riconoscibile, ma in armonia con la Natura. Questa è l'impresa più ardua.
...L'arte del Suiseki è Arte Universale in grado di smuovere in chi guarda le pietre, le emozioni personali, indipendentemente dai presupposti orientali od occidentali: la sensibilità della gente viene da molto più lontano che dagli argomenti addotti dalla tradizione: forse dalle radici della vita stessa.
E' importante comunque approfondire la conoscenza delle tradizioni di quest'arte ed al tempo stesso indagare sull'origine geologica e la storia delle pietre che amiamo.
Spero che le nostre pietre, dopo di noi, vengano ammirate per centinaia di anni ancora. Forse, accanto a loro, ci sarà qualcuno a noi legato da tenaci legami di sangue, oppure straniero all'altro capo dell'universo. Guardando quelle pietre, egli proverà* la nostra stessa emozione e sentirà, sotto la sua carezza, le mille e mille carezze di chi le ha possedute prima di lui.
...Cosa mi affascina dell'Arte Suiseki? La tradizione, la venerazione, la cura, l'amore che hanno accompagnato e mantenuto in vita lo spirito di queste pietre a favore dell'animo di chi le osserva. Della tradizione orientale, apprezzo la contemplativa, essenziale arte giapponese, come pure la vitale, dinamica spiritualità delle pietre cinesi... Adoro le nostre pietre liguri.lq4min Segnate dal tempo, ma dalla superficie ancora troppo giovane e pulita. Le amo così, fresche ed immature, piuttosto che precocemente e repentinamente invecchiate da olio, sapone, cera, come molti le vorrebbero mostrare. Le amo di un amore a prima vista, già ancora prima di estrarle dalla terra, dalla vena di quel corpo che le ha create: nella loro delicata integrità, protette in quel morbido involucro di fango. Continuo ad amarle pulendole, pian piano rivelandole: come una buona mano di poker. Anima dura della pietra, spirito che si è dato forma.
Prigiono michelangiolesco liberato dal peso della materia informe. Pietre: lentamente destinate a morire, se lasciate ad inaridire al sole... o dimenticate in qualche angolo di stanza. Richiamate alla vita dal primo tocco di rugiada o di spruzzino... e dallo sguardo carezzevole di chi le ammira.
..Da quanto tempo raccolgo foto e materiale per fare le mie webpages? una infinità! Il mio sogno (sicuramente presuntuoso) è presentare le mie pietre nel loro momento di magia. Se tu vieni a vederle qui da me, sarai distratto dal disordine che c'è attorno, dagli attrezzi, dalle casse, dalle pietre una sull'altra; nessuno spirito di quiete, lindore, ascetismo. Potrebbe essere una giornata senza sole, oppure di sole accecante, oppure già sta tramontando e sparirà prima che tu abbia dato una occhiata ad un paio delle mie... (quanti zeri? non saprei) grandi, medie, piccole, piccolissime creature sparse un poco dovunque.....
...Osservare una pietra con l'interesse che si nutre per le cose amate.
La pietra è pietra sempre, ma non sprigiona il suo fascino dovunque ed in eguale misura. Ciò dipende da noi e da quanto siamo stimolati emotivamente nel momento in cui ci soffermiamo su di essa; dal modo di esporla,certamente; ma soprattutto dall'atmosfera creata dalla luce che in quel momento la sfiora: ...il tono arancio del tramonto, quando dissolve rapidamente stemperandosi nei violetti e nei freddi grigi della sera....! C'è un momento in cui, passandole accanto, stupisci come trepido innamorato: "come sei bella!" ti scopri a pensare. Io vivo accanto, assieme alle mie pietre; posso dire che invecchiamo insieme, anche se solo a loro l'invecchiamento giova. Con la mia Kamera, posso cogliere nel momento più suggestivo, la loro immagine migliore; farti vedere suggestioni che sicuramente non riusciresti a catturare in un giorno, anche nel più fortunato.
Fiduciosa di arrivare con la loro immagine a sorprenderti ed emozionarti; fissare con le immagini, quello che è per me il loro " profilo migliore", nel momento più suggestivo; e vorrei farti provare anche solo un briciolo dell'emozione che ho provato in quel momento. Voglio così bene alle mie pietre, da obbligare il mio cervello a non registrare i difetti che i miei occhi vedono e gli trasmettono. Così quando, ad esempio, devo scegliere una pietra a cui fare il daiza per una mostra, spesso utilizzo la mia implacabile kamera, che fissa impietosamente difetti e squilibri, senza possibilità* di appello. Beh!un cent. per farmi cominciare, 10 dollari per farmi smettere. Certo, può sembrare parecchio strano questo mio rapportarmi con le pietre, soprattutto a chi non è stato ancora contagiato da questa stupenda malattia che è il Suiseki, ma non me ne curo: sto vivendo quella stagione della vita in cui credo sia giusto godere senza rimorsi di ciò che ci piace; l'età in cui non si dovrebbe più aspettare, per concedersi il lusso di essere se stessi.