Olivastro - La quiete dopo la tempesta

Diedi questo nome all’olivastro oggetto di questa lavorazione

perché il giorno in cui iniziai a lavorare questo esemplare, sfoltendo, selezionando e filando i rami, pioveva a dirotto, ma io andavo avanti sereno, con le idee belle chiare in testa di quello che volevo realizzare..

Questo lavoro parte da una mia predisposizione all’osservazione. Mi piace osservare in natura il portamento di ogni singola essenza con la quale lavoro, le mie preferite sono Olivastri, Pini nelle varietà Nero, Silvestre e D'Aleppo, Carrubo, Mirto, Olmo campestre, Ginepro fenicio e naturalmente le essenze mediterranee.
Il tronco di questo olivastro mi ricordava un olivo secolare che avevo visto in Puglia qualche anno prima. Mi aveva colpito molto perchè tra tanti olivi questo aveva un portamento diverso, che lo rendeva unico rispetto agli altri, che si attorcigliavano contorti su se stessi, questo era una ceppaia strisciante, e già lo immaginavo nella mia mente con i palchi ben sistemati e ordinati.
Ogni tanto però i sogni si avverano, e nel 2008 un carissimo amico raccolse questa pianta nella zona del Cilento, e me la regalò. La coltivai per circa cinque anni, impostandola nello stile a ceppaia, alternando diversi prodotti quali fertilizzanti ad alto titolo di azoto, induttori di resistenza, bioattivatori, per poi rinvasarla in vaso bonsai, come vedrete in seguito, con l’obiettivo di realizzare un bonsai che restituisse all’osservatore le stesse sensazioni da me provate ammirando quel particolare olivo secolare in Puglia.
Dal punto di vista tecnico l’olivastro è un’essenza molto robusta, che non presenta grandi difficoltà nella coltivazione. La pianta è stata impostata con il filo di alluminio per due volte, e nel corso della coltivazione mi sono occupato di farlo allungare in larghezza, per creare gli spessori e la proporzione dei rami, con pizzicature mirate ed eliminando tutte le foglie e piccoli rametti posti al di sotto dei palchi, con esposizione sempre in pieno sole.
Prima di iniziare le operazioni di rinvaso, mi dedicai alla scelta del vaso. Ne avevo tre a disposizione, ma fui attratto dal secondo, e lo scelsi perchè mi ricordava, con il suo colore, il tipico aspetto argilloso del terreno nel quale prosperano gli ulivi, e per la forma, che trovavo molto in in armonia con lo stile dell'albero.
Nella fase progettuale pre-rinvaso decisi per l’eliminazione di una grossa radice tubolare, posizionata verso l'osservatore, la recisi con un seghetto, rifinendo il taglio con un cutter e applicando del mastice cicatrizzante e dei trattamenti a base di Sprintene. Il taglio della radice era stato deciso sia per ridurre l’impatto visivo sia per migliorare l'estetica complessiva della pianta. Per il rinvaso decisi di utilizzare una miscela molto drenante, composta da 60% di pomice, 30% di akadama e 10% di terriccio universale. Nel corso degli anni l’olivastro è stato rinvasato diminuendo la percentuale di pomice. Attualmente la pianta vive in una miscela composta per l’80% da Bardula e 20% di terriccio universale di alta qualità. Nella fase di rinvaso eliminai le radici sottostanti, rendendo il pane radicale piatto e distribuendo a raggiera le radici.

Trascorsi circa due anni, dedicati all’attecchimento e all’infittimento della parte aerea, decisi di dare all’olivastro un’aria più vissuta, mediante la lavorazione della legna secca. Per questa lavorazione ho utilizzato sia sgorbie a strappo sia piccole frese e spazzole rigide per lasciare piccoli solchi dall'aspetto più naturale. Nella fase di applicazione del liquido Jin lo mescolai con un colore nero acrilico donando una patina di colore grigiastro tipica del legno dell'olivastro, il tempo e gli agenti atmosferici hanno fatto il resto donando naturalezza al mio lavoro.

Nel giugno del 2013 partecipai con questa pianta alla mostra Bonsai organizzata dal Club Castelli Romani di Frascati, vincendo il premio miglior Bonsai Targa "Bonsai & Suiseki Magazine". in quel contesto il mio olivastro fù molto appezzato anche dal Maestro Mr. Toshiro Ogawa, che mi diede dei suggerimenti su come migliorare l'estetica generale della pianta. Un importante sugerimento che mi diede il Maestro era relativo alla formazione dei palchi, mi suggerì di evitare la forma ad "hamburger", potando corto sul profilo del palco e lasciando più alta la parte interna/posteriore rendendolo simile a una zeppa. Ora la pianta dimora presso Il Centro bonsai Iodice , è mia e penso che lo resterà per molto tempo.

Profilo di Antonio Cerasuolo

Arriva da tre generazioni di giardinieri, a partire dal bisnonno paterno, e questa del Bonsai è una passione, è il caso di dirlo, che “coltiva” sin da piccolo.
Antonio Cerasuolo, 58enne Napoletano, che da quando ha scoperto l’Arte del Bonsai (dal 1990) non l’ha più abbandonata, dedicando i suoi studi e il suo lavoro proprio alla creazione dei piccoli alberi. Un’arte che viene dal Giappone e che Antonio ha studiato attentamente alla Scuola d’Arte Bonsai (Presso l'aula didattica del Centro Bonsai Iodice), con il Maestro Hideo Suzuki, dove inizia un vero percorso tecnico.Una passione che poi è diventata anche uno stile di vita«Il Bonsai è ciò che noi creiamo: - spiega Antonio Cerasuolo - per migliorare il senso artistico nel Bonsai, abbiamo bisogno di osservare da vicino la natura. Quello che interessa maggiormente è imparare i principi fondamentali della pianta che abbiamo davanti, per svilupparli poi in una forma essenziale e personale.
Il bonsai però è anche un’arte. Anche di più. Divertirsi con l’arte. E’ un rapporto intimo con la pianta. Ho scoperto la passione nel contatto con la natura ed ho cercato di svilupparlo imparandone le tecniche. Una ricerca che mi trasferisce sensazioni di serenità e di pace, che mi consente di sperimentare la mia creatività. In questo rapporto si sviluppa la capacità di esprimere in versi il pensiero che suscita in me ogni creazione. Ed è questo che ha cambiato il mio modo di intendere i rapporti con gli altri e mi ha permesso di trovare maggiore equilibrio nelle mie scelte. Una nuova filosofia di vita si sviluppa attraverso le tecniche e le nuove creature che nascono dalle mie ispirazioni. Le osservo e sento parte di me che vive in quelle piante. E sono così vive che riesco a parlare con loro ed a comporre ogni volta sprazzi di poesia.
Si, il bonsai è poesia. E’ vita. E’ me. In questo percorso di scoperta di me stesso attraverso il bonsai, grande impulso debbo al maestro che ha trasferito in me la gioia di apprezzare questo intimo rapporto ed una rinnovata creatività che, ogni giorno, mi consente di scoprire i miei pensieri ancora a me sconosciuti. “Divertirsi con l’arte” è quanto di più interessante mi sia stato indicato per intraprendere nel modo giusto questo cammino. Perché ritengo di essere in cammino verso forme sempre più intense di espressione e di pensiero.”

Antonio è stato tra I fondatori e consigliere del Napoli Bonsai Club. Nel gennaio del 2017 ha fondato la propria scuola (Neapolis Bonsai Art School) e ne è tuttora il il presidente – Per contatti Mail This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. Cell 3351334777. Segretario Gagliotta Carmine mail This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. cell3382821270

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