I biostimolanti nelle pratiche bonsai
In campo bonsaistico le sostanze biostimolanti hanno fatto la loro comparsa solo da qualche anno, non sono chiaramente prodotti specifici per le pratiche bonsai, ma di derivazione agricola professionale
ragion per cui il loro utilizzo, in tal senso, non è stato ancora compreso a pieno.
Il bonsaista che utilizza tali sostanze, nella maggior parte dei casi è convinto di aver trovato la risoluzione a tutti i problemi di carattere nutrizionale e stimolante, senza sapere che tali sostanze hanno dei forti limiti e che se non impiegati correttamente svolgono un’azione sul vegetale tutt’altro che benefica.
Innanzi tutto specifichiamo che definire un prodotto con azione biostimolante non è semplice, la definizione data a livello legislativo è: “I prodotti ad attività biostimolante sono inseriti nell’elenco dei concimi nazionali o concimi (ovvero degli ammendanti e correttivi), previa approvazione della competente autorità del relativo metodo di analisi. Per tali prodotti è obbligatorio descrivere in etichetta dosi d’impiego e modalità d’uso”.
Tale definizione pone queste sostanze nella categoria concimi, mentre la loro funzione è a livello fisiologico non nutrizionale ma di incremento del metabolismo primario e secondario. I Biostimolanti sono sostanze organiche, capaci di far aumentare la crescita vegetale in modo nettamente diverso rispetto all’aumento di crescita imputabile all’impiego di comuni fertilizzanti.
La differenza sostanziale, è quella che per poter agire nel migliore dei modi, vanno somministrati a concentrazioni molto ridotte, gli importanti risultati che si ottengono sono l’aiuto dato alle piante allorché queste si trovano in condizioni particolarmente stressanti, quali siccità, crescita in suoli salini, colpi di secco e non meno trascurabile, la presenza di popolazioni di patogeni. Gli esemplari che vengono a trovarsi in condizioni ambientali svantaggiate (cambio radicale del luogo di crescita), riducono la produzione fotosintetica con un conseguente indebolimento delle cellule predisposte alla fotosintesi, un tale decremento della produzione di energia potrebbe essere letale se non opportunamente trattata.
Le sostanze ad attività biostimolante migliorano ed aumentano il metabolismo tramite una maggiore espansione dell’apparato radicale a livello capillare, rendendolo più finemente ramificato; una struttura così disposta, è, sotto il profilo dell’assorbimento dell’acqua e dei nutrienti in essa disciolti, molto più efficiente e di conseguenza in grado di incrementare lo sviluppo degli organi vegetativi, in più, l’aumento dei capillari radicali è in grado di poter invadere porzioni del substrato che altrimenti verrebbero trascurate e con esse i nutrienti presenti in queste zone.
L’utilizzo nella coltivazione bonsai è molto importante se si pensa che piante in vaso sono molto più soggette a stress di qualsiasi tipo, ma l’utilizzo deve essere limitato ai soli esemplari fortemente debilitati (post-rinvaso, post-lavorazione ecc.), ed il periodo in cui bisogna maggiormente programmare un loro utilizzo è certamente la primavera, quando, complici le favorevoli condizioni climatiche, l’assorbimento del principio attivo stimolante è agevolato da una migliore reazione da parte del vegetale.
Ci sono purtroppo delle controindicazioni, che pongono delle restrizioni nell’utilizzo di tali prodotti; e sono l’impiego in dosi massicce pensando erroneamente che maggiori trattamenti accelerino la ripresa vegetale. I biostimolanti se impropriamente utilizzati inibiscono la crescita, riducendo o annullando le probabilità di successi, va anche ricordato che il loro effetto è diverso a seconda delle condizioni in cui la pianta cresce.
Tra le principali sostanze naturali biostimolanti utilizzate per la formulazione di prodotti presenti in commercio, troviamo le sostanze umiche e gli estratti di alghe. Entrambi i prodotti vengono ottenuti secondo metodi di lavorazione diversi e pertanto i loro risultati sono altrettanto differenti, anche se su di un punto convergono i risultati: sia i primi che i secondi hanno un effetto sulle piante ormonosimile ed in particolare di tipo auxinico. Le sostanze umiche vengono estratte da torbe, leonardite ecc., ottenendo due frazioni: acidi umici e fulvici.
I primi con dimensioni molecolari più grandi ed i secondi, molto più attivi a livello vegetale, con dimensioni molecolari più piccole. Gli effetti di queste sostanze sono molteplici, sia come ottimi miglioratori delle varie attività biotiche del terreno (microfauna e microflora terricola), sia a livello di un migliore svolgimento dei processi fisiologici vegetali, dei quali si è osservato un miglioramento in termini di assorbimento radicale di alcune sostanze, in particolare ferro e zinco, grazie alla naturale azione chelante delle sostanze umiche che rendono meglio disponibili i microelementi.
Gli estratti di alghe, come è noto, sono sostanze derivanti da alghe marine. Queste, raccolte sia nei mari del Nord, ma anche ai Tropici, appartengono a generi diversi e le più usate sono Fucus, Macrocystis, Ecklonia ecc.; in base alla specie e al periodo di raccolta cambia anche l’effetto biostimolante nel vegetale.
I più importanti risultati ottenuti in seguito al loro utilizzo sono il miglioramento dell’intero sviluppo della pianta in termini di regolazione dei processi d’allungamento di nuovi germogli, con riduzione degli internodi, migliore sviluppo delle radici ed aumento dell’efficacia d’assorbimento, sia per via radicale che fogliare. Altro importante risultato è l’aumento dell’efficacia del sistema interno di protezione della pianta contro patogeni e soprattutto contro stress ambientali (basse ed alte temperature, siccità, suoli sodici ecc.).
Dai benefici constatati dall’utilizzo di prodotti ad azione biostimolante nella coltivazione bonsai, si deduce che un loro utilizzo è auspicabile e, considerando le condizioni quasi estreme di crescita, quali quelle di vasi piccoli e poco profondi, è anche consigliabile.
Controindicazioni al loro utilizzo ci sono e sono quasi tutte imputabili ad un loro incontrollato ed a volte ingiustificato impiego: per avere massimi risultati è meglio applicarli a basse concentrazioni con una maggior frequenza, anziché a dosi più elevate e sporadicamente.
Innanzi tutto specifichiamo che definire un prodotto con azione biostimolante non è semplice, la definizione data a livello legislativo è: “I prodotti ad attività biostimolante sono inseriti nell’elenco dei concimi nazionali o concimi (ovvero degli ammendanti e correttivi), previa approvazione della competente autorità del relativo metodo di analisi. Per tali prodotti è obbligatorio descrivere in etichetta dosi d’impiego e modalità d’uso”.
Tale definizione pone queste sostanze nella categoria concimi, mentre la loro funzione è a livello fisiologico non nutrizionale ma di incremento del metabolismo primario e secondario. I Biostimolanti sono sostanze organiche, capaci di far aumentare la crescita vegetale in modo nettamente diverso rispetto all’aumento di crescita imputabile all’impiego di comuni fertilizzanti.
La differenza sostanziale, è quella che per poter agire nel migliore dei modi, vanno somministrati a concentrazioni molto ridotte, gli importanti risultati che si ottengono sono l’aiuto dato alle piante allorché queste si trovano in condizioni particolarmente stressanti, quali siccità, crescita in suoli salini, colpi di secco e non meno trascurabile, la presenza di popolazioni di patogeni. Gli esemplari che vengono a trovarsi in condizioni ambientali svantaggiate (cambio radicale del luogo di crescita), riducono la produzione fotosintetica con un conseguente indebolimento delle cellule predisposte alla fotosintesi, un tale decremento della produzione di energia potrebbe essere letale se non opportunamente trattata.
Le sostanze ad attività biostimolante migliorano ed aumentano il metabolismo tramite una maggiore espansione dell’apparato radicale a livello capillare, rendendolo più finemente ramificato; una struttura così disposta, è, sotto il profilo dell’assorbimento dell’acqua e dei nutrienti in essa disciolti, molto più efficiente e di conseguenza in grado di incrementare lo sviluppo degli organi vegetativi, in più, l’aumento dei capillari radicali è in grado di poter invadere porzioni del substrato che altrimenti verrebbero trascurate e con esse i nutrienti presenti in queste zone.
L’utilizzo nella coltivazione bonsai è molto importante se si pensa che piante in vaso sono molto più soggette a stress di qualsiasi tipo, ma l’utilizzo deve essere limitato ai soli esemplari fortemente debilitati (post-rinvaso, post-lavorazione ecc.), ed il periodo in cui bisogna maggiormente programmare un loro utilizzo è certamente la primavera, quando, complici le favorevoli condizioni climatiche, l’assorbimento del principio attivo stimolante è agevolato da una migliore reazione da parte del vegetale.
Ci sono purtroppo delle controindicazioni, che pongono delle restrizioni nell’utilizzo di tali prodotti; e sono l’impiego in dosi massicce pensando erroneamente che maggiori trattamenti accelerino la ripresa vegetale. I biostimolanti se impropriamente utilizzati inibiscono la crescita, riducendo o annullando le probabilità di successi, va anche ricordato che il loro effetto è diverso a seconda delle condizioni in cui la pianta cresce.
Tra le principali sostanze naturali biostimolanti utilizzate per la formulazione di prodotti presenti in commercio, troviamo le sostanze umiche e gli estratti di alghe. Entrambi i prodotti vengono ottenuti secondo metodi di lavorazione diversi e pertanto i loro risultati sono altrettanto differenti, anche se su di un punto convergono i risultati: sia i primi che i secondi hanno un effetto sulle piante ormonosimile ed in particolare di tipo auxinico. Le sostanze umiche vengono estratte da torbe, leonardite ecc., ottenendo due frazioni: acidi umici e fulvici.
I primi con dimensioni molecolari più grandi ed i secondi, molto più attivi a livello vegetale, con dimensioni molecolari più piccole. Gli effetti di queste sostanze sono molteplici, sia come ottimi miglioratori delle varie attività biotiche del terreno (microfauna e microflora terricola), sia a livello di un migliore svolgimento dei processi fisiologici vegetali, dei quali si è osservato un miglioramento in termini di assorbimento radicale di alcune sostanze, in particolare ferro e zinco, grazie alla naturale azione chelante delle sostanze umiche che rendono meglio disponibili i microelementi.
Gli estratti di alghe, come è noto, sono sostanze derivanti da alghe marine. Queste, raccolte sia nei mari del Nord, ma anche ai Tropici, appartengono a generi diversi e le più usate sono Fucus, Macrocystis, Ecklonia ecc.; in base alla specie e al periodo di raccolta cambia anche l’effetto biostimolante nel vegetale.
I più importanti risultati ottenuti in seguito al loro utilizzo sono il miglioramento dell’intero sviluppo della pianta in termini di regolazione dei processi d’allungamento di nuovi germogli, con riduzione degli internodi, migliore sviluppo delle radici ed aumento dell’efficacia d’assorbimento, sia per via radicale che fogliare. Altro importante risultato è l’aumento dell’efficacia del sistema interno di protezione della pianta contro patogeni e soprattutto contro stress ambientali (basse ed alte temperature, siccità, suoli sodici ecc.).
Dai benefici constatati dall’utilizzo di prodotti ad azione biostimolante nella coltivazione bonsai, si deduce che un loro utilizzo è auspicabile e, considerando le condizioni quasi estreme di crescita, quali quelle di vasi piccoli e poco profondi, è anche consigliabile.
Controindicazioni al loro utilizzo ci sono e sono quasi tutte imputabili ad un loro incontrollato ed a volte ingiustificato impiego: per avere massimi risultati è meglio applicarli a basse concentrazioni con una maggior frequenza, anziché a dosi più elevate e sporadicamente.