Bonsai di Quercia

La Quercia, principali caratterisitiche botaniche della specie

e consigli per l'utilizzo in ambito bonsaistico di questa essenza.

Il genere quercia appartiene, con Faggio e Castagno, alla famiglia delle Fagacee. Una decina di specie sono spontanee in Italia:Quercus ilex (Leccio), Q.coccifera (Spinosa) e Q.Suber (Sughera) sono sempreverdi;Q. cerris (Cerro), Q.rubra (Americana), Q. farnetto (Farnetto o d'Ungheria), Q. palustris (Palustre), Q.Pubescens (Roverella), Q.petraea (Rovere), Q.robur (Farnia) sono invece spoglianti.

Quercus pubescens - Coll. Giacomo Pappalardo

Le specie conosciute sono circa cinquecento e sono diffuse specialmente nell'emisfero boreale, in America settentrionale, in Europa, nelle regioni mediterranee e in Asia Occidentale. La distribuzione della pianta è molto varia, dal livello del mare sino ai 4000 m. delle regioni himalayane. Queste essenze preferiscono un terreno sufficientemente fertile, non troppo sabbioso o troppo asciutto. Al genere appartengono sia specie con chioma ad albero che ad arbusto, sempreverdi o semi-sempreverdi (ovvero che superano l'inverno con foglie che cadono in primavera, quando iniziano a vegetare) oppure decidue.
Le foglie sono raramente intere ed i margini sono di solito incisi o lobati in vari modi. I fiori maschili e femminili sono sullo stesso albero: i fiori maschili sono in amenti penduli, i femminili solitari o in spighe di due o più fiori. Il frutto è una ghianda più o meno racchiusa, dalla base verso l'alto, da un involucro (cupola) composto da squame. le querce sono impollinate dal vento e l'ibridazione è frequente, il che complica molto l'identificazione della specie di appartenenza.

< Quercia in formazione - Alfredo Salaccione

PRINCIPALI SPECIE DI QUERCUS

Al primo gruppo appartengono piante con foglie sempreverdi, che permangono più di un anno attaccate ai rami. Le foglie sono ovolo-ellittiche a margine liscio o sinuato a denti acuti. A questo gruppo appartengono le seguenti specie:
Q.coccifera. La quercia spinosa è solitamente un arbusto di circa due mt. di altezza. Le foglie sono larghe, lunghe cinque cm., dentellate con denti appuntiti;
Q.myrsinaefolia. Originaria della Cina e del Giappone può raggiungere i enti metri di altezza, le foglie seghettate e lanceolate, sono lunghe da cinque a dodici cm.;
Q.suber. La quercia da sughero può raggiungere i venti metri di altezza, ha la corteccia suberosa e le foglie sono ovato-oblunghe con lunghezza da tre a sette cm.;
Q.ilex. Il Leccio raggiunge i venti metri di altezza, le foglie sono ovato-lanceolate, lunghe da tre a 7 cm., possono essere intere o più o meno seghettate.

Al secondo punto appartengono piante decidue o semidecidue, con foglie intere obovate a lobi acuti:
Q.palustris, che può raggiungere i trenta metri di altezza;
Q.rubra. La quercia rossa americana raggiunge i venticinque mt. di altezza, ha rametti di colore rosso scuro e foglie oblunghe lunghe da dodici a venti cm. E' particolarmente impiegata come pianta ornamentale.
Q.Libani. La quercia del Libano raggiunge i dieci metri di altezza con foglie oblunghe lanceolate a margini seghettati.
Q.cerris. Il Cerro raggiunge i trentotto metri di altezza, le foglie sono ellissoidali-oblunghe, dentate, lunghe da cinque a dieci cm.

Al terzo gruppo appartengono piante decidue e semidecidue con foglie intere, obovate a lobi ottusi:
Q.robur. La farnia raggiunge i quarantacinque metri di altezza, le foglie sono ovato-oblunghe, lobate, lunghe da cinque a dodici cm.;
Q.petraea. La rovere raggiunge un'altezza media di 40 mt. Le foglie sono ovato-oblunghe con cinque-nove lobi arrotondati;
Q.pubescens. La roverella può raggiungere dai venti ai venticinque metri di altezza, o in alternativa puù assumere un portamento cespuglioso, con foglie lunghe da cinque a otto cm.tterizzate da un corto picciolo (otto-dodici mm.). E' una specie che predilige un habitat caldo e asciutto. Viene utilizzata per rimboschimenti in regioni aride con terreni di tipo calcareo.

Tutte le specie sono longeve e, se in salute, si prestano bene per la coltivazione a bonsai. Le caratteristiche naturali che si possono maggiormente ammirare sono radici e tronco. Le radici sono generalmente possenti e la parte visiva (nebari) può essere educata facilmente. Un buon sistema per far ingrossare la base delle radici è quello di lasciar crescere liberamente eventuali polloni che si potrebbero sviluppare da esse, stimolati da potature drastiche di radici e rami. Le vecchie radici emettono facilmente radichette, se potate. Il tronco è forse la caratteristica migliore delle Querce, a patto che sia conico e di una certa età.
Le vecchie ferite possono essere scavate dando al tronco un tocco di vetustà tutt'altro che disprezzabile. Del tronco si può ammirare la corteccia che è stupenda nelle Sughere, ma altrettanto bella in in tutte le altre specie. I rami e le foglie sono due aspetti particolari nelle Querce trattate a bonsai. I rami ingrossano con difficoltà e, se vecchi, sono facilmente attaccabili da parassiti che, minandole il midollo, ne provocano il disseccamento. Sono anche difficilmente modellabili con il filo, soprattutto se vecchi e malati, necessitano perciò, alternativamente, di continue potature di modellazione o, se il caso, di tensori e morsetti. I giovani rami sono invece facilmente lavorabili, anche se richiedono interventi ripetuti a causa della loro flessibilità.

< Quercus ilex - Coll. Stefano Frisoni

Quercus pubescens - Coll. Giacomo Pappalardo

Le foglie sono generalmente piccole nelle varietà sempreverdi, di grosse dimensioni nelle varietà spoglianti e con colori stupendi all'arrivo dell'autunno. Radici possenti, tronco massiccio e foglie grandi si associano bene in esemplari di dimensioni medio-grandi. Vediamo gli interventi di tecnica bonsai.

RIMOZIONE GERMOGLI
Tutte le querce hanno una spiccata predominanza apicale che porta il nuovo germoglio ad avere gemme alle sole ascelle fogliari apicali. Il nostro lavoro sarà quello di contrastare questa tendenza con una pinzatura del germoglio effettuata molto presto, a fine maggio-primi di giugno, da effettuarsi con le dita e riducendo il numero delle foglie da sei a due. Così facendo è possibile che non si abbia una nuova germinazione nell'anno, ma sicuramente all'ascella delle foglie rimaste sarà presente una gemma dormiente che la primavera successiva darà un nuovo germoglio. Non è consigliabile la defogliazione perchè difficilmente la pianta emetterà nuovi germogli nell'anno e, se ciò avvenisse, solamente con forti stress che si pagherebbero negli anni successivi con morte di rami secondari o addirittura primari. Una buona ramificazione terziaria abbisogna di un periodo di mantenimento piuttosto lungo.

POTATURA RAMI
E' importante che il taglio venga effettuato appena dopo una gemma, prima della ripresa vegetativa. Se ciò non fosse si correrebbe il rischio di perdere il ramo per disseccamento. Proteggere i grossi tagli con del mastice.

ANNAFFIATURE
Molta acqua durante tutta la stagione vegetativa, ma solo a terreno asciutto per un buon 80%. Durante il periodo invernale diradare le annaffiature. E' una pianta che deve essere irrigata con cura dalla primavera all'autunno. E' necessario un buon drenaggio mantenendo però umido il pane di terra per tutto l'anno.

APPLICAZIONE DEL FILO
Il filo metallico, rame o alluminio, può essere applicato durante tutto il periodo vegetativo, ma il momento migliore è quando la crescita fogliare rallenta e i nuovi germogli si sono definitivamente ingrossati, indicativamente tra la fine di maggio e la metà di giugno.

TRAPIANTO
Frequente per esemplari giovani e al massimo ogni tre o quattro anni per le piante mature. Il motivo è l'abbondante formazione di radichette in poco tempo. Per piante raccolte in natura non rinvasare nei primi due anni. Il periodo migliore è alla ripresa vegetativa, fra febbraio e marzo. Le radici vanno tagliate in una percentuale del 45-50% senza danneggiare il fittone che non deve essere accorciato neppure nelle piante giovani (a differenza di altre essenze nelle quali il fittone deve essere accorciato al primo rinvaso). Quasi tutte le querce possono vivere in vari tipi di terreno: alcune, come la roverella vivono bene anche in terreni calcarei, altre invece, come la rovere e il cerro, vivono bene anche in terreni leggermente acidi . E' opportuno ricordare che le radici di tutte le specie apparteneneti a questa famiglia vivono in simbiosi con diversi tipi di micorriza: durante il trapianto (o meglio prima) conviene raccogliere del terreno vecchio e mescolarlo al terreno preparato per il rinvaso, in modo da trasferire i ceppi di tali funghi benefici. Il terriccio dovrà essere molto drenante e, vista la facilità con cui tette le specie vengono attaccate da un'infinità di parassiti e muffe, esente da malattie crittogame e parassiti vari. Consigliato l'uso di substrati quali akadama e pomici, ai quali aggiungere, per piante raccolte in natura un 20% di sabbia di fiume mista a torba bionda al primo rinvaso, per favorire la formazione di radichette. Assicurare, come sempre, la presenza di uno strato di materiale drenante posto sul fondo del vaso.

CONCIMAZIONE
Usare abbondantemente concimi organici a lenta cessione almeno quattro volte l'anno, febbraio-marzo, maggio, fine agosto, metà ottobre. Alternativamente concimi liquidi sempre di tipo organico, seguendo le corrette dosi riportate sulla confezione e in maniera continuativa.

MALATTIE
Vista la gran quantità di avversità che colpiscono le Querce sembra un miracolo il fatto che queste piante siano così longeve. Fra i parassiti chermococchi, tortrici, carie del legno, processionaria, fillossera, cinipidi sono fra i più comuni, mentre mal bianco e marciumi radicali sono le più diffuse malattie crittogame. La miglior difesa sembra a tutt'oggi la prevenzione invernale e durante il periodo vegetativo, secondo lo schema sotto riportato:

Ripresa vegetativa (apertura gemme) olio bianco + insetticida + fungicida a base di zolfo;
Stagione vegetativa ogni tre settimane insetticida più fungicida e/o antioidico;
Caduta foglie fungicida e/o antioidico + olio bianco.

Una nota particolare, tra le patologie, merita il mal bianco o oidio, che richiede trattamenti e prodotti particolari. Il mal bianco è una malattia crittogama molto diffusa su tutte le varietà di Quercus (ad eccezione di Quercus rubra) sia a foglie persistenti che non. Normalmente gli attacchi di questo fungo non sono letali per la pianta ma possono creare vari problemi alle foglie e ai nuovi germogli, se l'attacco è molto esteso. la pagina superiore della foglia è la più colpita; si ricopre prima di macchie bianche e poi necrotizza. I trattamenti specifici, se effettuati quando l'infezione è ormai estesa, servono solo per fermare la propagazione. Interventi preventivi mirati si possono effettuare invece alla fine di periodi molto piovosi e con temperature alte (circa 20°C e 80% UR), da fine primavera a fine estate. E' infatti in questo momento particolare che si diffonde l'infezione. Quindi un intervento antioidico, nell 24-48 ore successive a periodi piovosi, impedisce la formazione di nuovo micelio. Importante l'uso di prodotti specifici antioidici.

ESPOSIZIONE
Sceglere sempre una posizione soleggiata e ventilata per tutto l'anno, ma soprattutto in inverno. Riparare dal sole estivo solo in agosto e solo per esposizioni a sud-ovest. Riparare dal gelo Quercus ilex e Quercus suber. Inclinare il vaso su un lato in caso di pioggie persistenti. La farnia vive bene con molta luce, e quindi in pieno sole, la rovere vive bene a mezz'ombra in estate ed in pieno sole in altre stagioni.

PROPAGAZIONE
Per seme o per margotta. La semina da risultati piuttosto soddisfacenti solo se i semi vengono subito interrati dopo la raccolta in autunno, perchè perdono facilmente la capacità germinatoria. Interrare i semi con la punta rivolta verso l'alto. Dopo la gemmazione eliminare il fittone. La margotta si può eseguire con la tecnica classica in primavera.

NOTE PARTICOLARI
Scegliere vasi piuttosto profondi, con carattere deciso e smaltati. Accostare il colore del fogliame, soprattutto autunnale, con il colore del vaso. Spesse volte alcuni esemplari presentano dei brutti rigonfiamenti al colletto. Per eliminarli non rimane che la margotta appena sopra la parte imperfetta.

Roverella in formazione - Coll. Carlo Scafuri

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